Medicina: creato metodo che valuta le capacità dei medici che operano con i robot

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Un team di ricercatori ha mostrato come sia possibile valutare in modo obiettivo quanto il cervello sia impegnato durante lo svolgimento di un’operazione chirurgica robot-assistita, identificando in modo obiettivo la ‘riserva cognitiva’ necessaria a gestire le emergenze in sala operatoria. La metodica messa a punto da un gruppo di studio dalle università Sapienza di Roma (con il suo ‘spin-off’ BrainSigns) e di Verona, consente di valutare quando le persone che si addestrano con i robot chirurgici risultano effettivamente pronte per eseguire bene e con disinvoltura i compiti assegnati, ossia quando sono in grado di associare all’esecuzione ottimale delle operazioni un impegno cognitivo appropriato. Sino ad oggi era impossibile comprendere se l’esecuzione dell’attività avesse ‘saturato’ la capacità cognitiva del soggetto coinvolto, e se quindi ci fossero limiti nella gestione efficace di difficoltà o più eventi inaspettati – ricordano gli scienziati – Per alcune settimane i ricercatori hanno registrato l’attività cerebrale con l’elettroencefalografia (Eeg) su un gruppo di 28 studenti di medicina, durante l’addestramento per l’impiego del robot chirurgico più diffuso al mondo, il ‘Da Vinci’ (Intuitive Surgical), e del suo simulatore ‘Acteon’ (BBZ srl), realizzato appositamente per scopi didattici.

Impiegando la tecnologia messa a punto dal gruppo di ricerca Sapienza è stato possibile così ottenere una misura oggettiva del grado di attivazione cerebrale durante l’esecuzione dei compiti assegnati agli apprendisti chirurghi. Il prossimo 16 agosto, nell’ambito della 38esima Conferenza mondiale di Bioingegneria negli Usa (IEEE-EMBC), saranno presentati i risultati dello studio. “Valutare solo se un compito è fatto in modo corretto non dice nulla sulla difficoltà affrontata dal nostro cervello nel risolverlo. Il compito è stato eseguito con ‘disinvoltura’, oppure ha richiesto quasi tutte le risorse cerebrali dello studente? – spiega Fabio Babiloni, coordinatore dello studio e docente di Fisiologia alla SapienzaAd oggi sono disponibili solo questionari in cui indicare la percezione della difficoltà espresse dai soggetti interessati, ma è evidente che una misura oggettiva relativa al grado di attivazione cerebrale nel padroneggiare il compito affidato è fondamentale in molti campi, dalla medicina ai trasporti pubblici: se le persone hanno capacità cognitive non completamente assorbite dalla specifica esecuzione del compito, ne avranno a sufficienza per fronteggiare eventuali condizioni di emergenza in completa sicurezza“.

È possibile così valutare oggettivamente ed indipendentemente dall’esecuzione del compito specifico, la ‘riserva cognitiva‘ che l’apprendista chirurgo ha a disposizione per la gestione degli eventuali imprevisti che possono occorrere durante lo svolgimento del compito stesso. I risultati ottenuti nelle sperimentazioni hanno mostrato – conclude lo studio – come tale indice cerebrale possa individuare il momento in cui gli apprendisti effettivamente riescono a svolgere il compito sperimentale in piena sicurezza.

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