Nelle foreste della Siberia c’è ancora l’eco dell’ultima era glaciale grazie alla vegetazione che trattiene il freddo intenso

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C’e’ ancora un angolo della Terra in cui risuona l’eco dell’ultima era glaciale: e’ la Siberia. Qui le foreste di larici riescono a resistere strenuamente ai cambiamenti climatici, modificandosi con migliaia di anni di ritardo, perche’ con le loro radici superficiali formano un’intricata ‘coperta’ che conserva il freddo dell’ultima glaciazione intrappolato nel terreno. Lo dimostra uno studio pubblicato su Nature Communications da un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Alfred Wegener Institute, in Germania. Gli esperti, guidati dalla paleoclimatologa Ulrike Herzschuh, hanno analizzato l’antico polline di api conservato nei sedimenti del lago El’gygytgyn, nella regione di Chukotka in Russia, e lo hanno messo in relazione ai dati climatici risalenti al periodo compreso fra 2,1 e 3,5 milioni di anni fa, a cavallo tra Pliocene e Pleistocene.

Siberia”I dati dimostrano che nel passato la vegetazione ha impiegato diverse migliaia di anni per adattarsi ai cambiamenti climatici passando da periodi freddi a periodi piu’ caldi: questa e’ davvero una novita”’, spiega Herzschuh. ”Finora abbiamo pensato che ci potesse essere un ritardo di decenni o secoli, ma non di migliaia di anni”. Dato che l’ultima era glaciale di 20.000 anni fa e’ stata molto intensa, prosegue la ricercatrice, ”il permafrost si e’ diffuso in una vasta area, confinando a sud gli alberi con radici profonde, come pini e abeti. I larici siberiani sono invece riusciti a proliferare in aree protette della regione perche’ sono dotati di radici piu’ superficiali, che permettono di sopravvivere anche dove si ha solo un piccolo scioglimento del permafrost in estate di 20-30 centimetri”. Il tappeto formato dalle radici ha permesso a sua volta di conservare il freddo del suolo sottostante, ritardando cosi’ l’invasione di pini e abeti. Nel prossimo futuro, pero’, la presenza di questa nuova vegetazione piu’ densa e scura potra’ aumentare ulteriormente il calore trattenuto al suolo, condizionando a sua volta l’aumento delle temperature nella regione.

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