Olio di palma: un cittadino su due lo teme più di coloranti e grassi

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Gli effetti sulla salute dell’olio di palma fanno più paura di coloranti, grassi e calorie. Per quasi un toscano su due la presenza di olio di palma indicata in etichetta orienta la scelta di acquisto di biscotti, cracker, merendine, patatine prima anche di storici ”diciture” come conservanti, coloranti e zuccheri. Se c’è l’olio di palma il 43% dei consumatori toscani preferisce acquistare altri prodotti simili ”free” olio di palma. Tra le principali diciture menzionate in etichetta a cui stanno più attenti i consumatori ci sono i conservanti e coloranti (32%), gli zuccheri (16%), i grassi (5%) e le calorie (3%). A dirlo è un sondaggio online condotto da Coldiretti Toscana in seguito all’allarme sull’invasione di un prodotto sotto accusa dal punto di vista nutrizionale ed ambientale. Le importazioni di olio di palma destinate all’industria alimentare sono cresciute del 19% nell’ultimo anno (info su www.toscana.coldiretti.it).

I consumatori – analizza Tulio Marcelli, presidente di coldiretti Toscana – non comprano più alla cieca ma leggono, si informano e stanno sempre più attenti alla salute, alla composizione dei prodotti e a come vengono trasformati o manipolati. Chi acquista deve essere messo in condizione, senza fraintendimenti o omissioni, di scegliere liberamente il prodotto alimentare che preferisce. Questa è la battaglia più importante che continueremo a fare a fianco dei consumatori per estendere, a tutti i prodotti, l’indicazione di origine”. L’olio di palma per il basso costo e la scarsa informazione – sottolinea coldiretti – tende a sostituire grassi più pregiati praticamene ovunque ed anche in alimenti per bambini come biscotti, merendine, torte e addirittura nel latte per neonati.

Alle preoccupazioni per l’impatto sulla salute a causa dell’elevato contenuto di acidi grassi saturi si aggiungono peraltro quelle dal punto di vista ambientale perché – continua Coldiretti – l’enorme sviluppo del mercato dell’olio di palma sta portando al disboscamento selvaggio di vaste foreste senza dimenticare l’inquinamento provocato dal trasporto a migliaia di chilometri di distanza dal luogo di produzione. Per consentire scelte di acquisto consapevoli da parte dei consumatori è stato introdotto il 13 dicembre 2014 nella legislazione comunitaria sotto il pressing della Coldiretti l’obbligo di specificare in etichetta la natura dell’olio eventualmente utilizzato nei prodotti alimentari confezionati. Non è più possibile pertanto – precisa Coldiretti – utilizzare la dicitura generica olio vegetale, giocando sul fatto che nella nostra tradizione quando si pensa all’olio si pensa a quello di oliva, ma si deve indicare con precisione di quale olio si tratta. Per i prodotti venduti sfusi al forno o in panetteria – precisa la principale organizzazione agricola – deve essere sempre esposto e a disposizione dei consumatori, l’elenco degli ingredienti utilizzati.

Il 96,5% dei consumatori chiede che sia indicata chiaramente in etichetta, su tutti i prodotti, dagli insaccati ai formaggi, dalle conserve ai succhi di frutta, la provenienza delle materie prime e l’ubicazione dello stabilimento di trasformazione e conferimento. L’ultima battaglia di Coldiretti porterà l’etichetta di origine sul latte italiano. ”Trasparenza, tracciabilità, distintività e sicurezza alimentare sono i valori non replicabili del nostro agroalimentare che dobbiamo tutelare e valorizzare con tutte le forze; – conclude Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscanail consumatore deve essere messo in condizione di poter effettuare acquisti consapevoli, avendo il maggior numero d’informazioni possibili e deve poterlo fare per tutti i prodotti”.

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