Ricerca: la luce di sincrotrone nella chimica e nelle scienze della vita

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Il sincrotrone è un acceleratore circolare di particelle cariche (elettroni o protoni) costituito da una camera a vuoto ad anello in cui le particelle vengono accelerate da un campo elettrico e obbligate sulla traiettoria curva da un campo magnetico. I tipo esistenti sono due: quelli per lo studio della fisica nucleare (fanno collidere tra loro particelle nucleari e subnucleari) e altri utilizzati per lo studio della chimica-fisica dello stato solido e delle superfici, questi ultimi producono una radiazione elettromagnetica. In ogni caso nel caso si studino le caratteristiche chimiche -fisiche degli elementi, la tecnologia del sincrotrone permette di analizzare piccole quantità di materia senza distruggerla o alterarla: trova quindi ampia applicazione tanto nel mondo della biomedicina quanto in quello dei beni culturali, ma anche nella cristallografia di proteine e molecole o nell’incisione di chip elettronici.

In Italia sono presenti tre sincrotroni: il primo costruito nel 1958 a Frascati, un altro a Pavia è del 1993 e in anni più recenti si è aggiunto quello di Trieste. I Dipartimenti di Scienze chimiche e di Scienze biomediche dell’Università di Padova, con il patrocinio di IENI (Istituto per l’Energetica e le Interfasi) e ICB (Istituto di Chimica Biomolecolare) del CNR, hanno organizzato il convegno dal titolo La luce di sincrotrone nella chimica e nelle scienze della vita, che si propone di approfondire le caratteristiche e le potenzialità della luce di sincrotrone applicate a diversi settori della scienza. Venerdì 17 giugno, dalle ore 9.00 nell’aula H del Dipartimento di Scienze chimiche in via Marzolo 1 a Padova, avranno inizio i lavori del convegno con interventi, tra gli altri, di Mauro Sambi, Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università degli Studi di Padova, Luca Nodari, ricercatore del CNR-IENI di Padova, e Matteo de March del Sincrotrone Elettra Trieste.

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