Il mondo accademico britannico, dopo il voto di ieri che ha deciso l’uscita del Regno unito dall’Unione europea, si chiede se non ci sia rischio di un’altra “Brexit”: la “Brain Exit”, cioè una fuga dei cervelli. Lo racconta oggi l’Independent. “Anche se non credo che la gente abbia votato per lasciare l’Ue avendo in mente la scienza e la sanità, io temo che le conseguenze per entrambe saranno gravi nei prossimi anni, a meno che noi non prendiamo misure importanti e decisive subito”, ha affermato il professor Simon Wassely, presidente del Royal College of Psychiatrists. “Io spero – ha continuato – che venga trovato un modo perrassicurare tutti i cittadini Ue non britannici che lavorono nella scienza o nel sistema sanitario nazionale che il loro futuro qui è sicuro, che qualsiasi cosa accada il Regno unito rimanga attraente per coloro che vengono qui e aiutano la scienza medica e il sistema sanitario ad andare avanti”.
Le università britanniche sono considerate un’eccellenza nel mondo e la facilità di accesso per i cittadini Ue ha fatto sì che ricercatori provenienti dai paesi dell’unione abbiano invaso i migliori atenei. Per dare un numero: circa il 23 per cento dei ricercatori a Cambridge proviene dai paesi Ue. “Lasciare l’Ue creerà sfide significative per le università. Per quanto noi non abbiamo auspicato o fatto campagna per questo risultato, rispettiamo l’elettorato. Dobbiamo ricordare che l’abbandono dell’Ue non avverrà dalla sera alla mattina, ci sarà un’uscita graduale con significative opportunità per cercare garanzie e influenzare le future politiche”, ha sottolineato Julia Goodfellow, presidente di Universities UK, che rappresenta gli atenei. “La nostra priorità – ha continuato – sarà convincere il governo a fare dei passi per garantire che lo staff e gli studenti provenienti dai paesi Ue possano continuare a lavorare e studiare nelle università britanniche a lungo termine, e promuovere il Regno unito come una destinazione accogliente per le menti migliori e più brillanti”. Il vicerettore dell’Università di Aberdeen, Anne Glovern, ha detto di avere “personalmente il cuore spezzato” per la Brexit. “Ho una profonda preoccupazione per il futuro della scienza , per l’ingegneria e per la tecnologia britanniche”, ha affermato. “Il nostro successo nella ricerca e il conseguente impatto – ha aggiunto – dipende sulla nostra capacità di essere parte degli accordi scientifici dell’Unione eurioopea e sarà difficile vedere come potrà essere confermato con la Brexit”.