Una singolare sentenza che ha fatto il giro del mondo e che mette in forte discussione la liceità dell’interazione sessuale tra uomini e animali.
Tutto parte dalla singolare storia di un uomo della British Columbia, identificato da diversi siti con la sigla DLW , il quale era già noto alla giustizia a seguito di un’aggressione sessuale nei confronti delle proprie figliastre.
All’uomo erano inoltre già stati affibbiati altri 13 capi d’accusa, tra cui quello di “bestialità”, in quanto aveva cercato di fare avere al proprio cane un rapporto sessuale con le sue figliastre, ma senza successo.
Il caso che si presenta ai giudici della Corte Suprema canadese è appunto il reato di “bestialità”. Esso è inteso dal codice penale del 1982 quale reato collegato ad atti di sodomia con animali.
La tesi sostenuta dai legali dell’imputato si basa però sulla non inclusione di ogni genere di rapporto sessuale tra uomini e animali prevista della norma, sostenendo che potesse dunque avvenire un rapporto sessuale tra uomini e animali, purché esso non contempli l’atto della penetrazione, in maniera da configurare perciò ipotesi di reato.
La maggioranza dei giudici della Suprema Corte (7 contro 1) accoglie tale tesi, stabilendo appunto che debba intendersi come “rapporto sessuale completo” tra uomo e animali il reato di bestialità, e per questo motivo, essendo non chiaro quale genere di rapporto sia intercorso tra l’imputato e gli animali, viene concesso addirittura uno sconto di pena sui 16 anni di reclusione da scontare per violenza sulle figliastre.