Un recente ricerca modenese ha conquistato le pagine del “New York Times“, grazie a uno studio sulla relazione tra fumo di sigaretta e malattie polmonari. Lo annuncia una nota dell’Ausl modenese. Autore dello ‘scoop’ – si legge nella nota – è Leonardo Fabbri, pneumologo, professore di Medicina Interna di Unimore e direttore del Dipartimento integrato di Medicina interna, Endocrinologia, Metabolismo e Geriatria. Dopo la pubblicazione di un suo editoriale richiestogli dal New England Journal of Medicine a commento di due lavori pubblicati rispettivamente sulle riviste mediche “Jama” e “New England Journal of Medicine”, la giornalista Jane Brody ha ripreso sul New York Times i contenuti del saggio firmato dallo pneumologo modenese in un articolo intitolato “Non esiste il fumatore sano“.
In sostanza, secondo la ricerca modenese, i fumatori che pensano di godere di buona salute si sbagliano, dato che spesso hanno alterazioni funzionali senza sintomi o viceversa, sintomi come tosse, catarro e mancanza di respiro, ritenuti innocenti, normali per un fumatore soprattutto se anziano, ma in realtà segno di malattia in atto. Gli studi commentati dal professor Fabbri hanno evidenziato che, molto spesso, anche se l’esame della funzionalità respiratoria risulta normale, nei fumatori è facile riscontrare ugualmente gravi anomalie polmonari che provocano tosse, espettorato cronico e possono compromettere la loro capacità di respirare. La sfida, secondo Fabbri, sta nell’individuare i pazienti con danni polmonari legati al fumo che ancora non hanno sviluppato patologie come la bronco-pneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) e trovare terapie in grado di ridurre i loro sintomi e prevenire lo sviluppo delle malattie. L’ideale, comunque, sarebbe smettere di fumare, dato che “la malattia in realta’ e’ il fumo stesso“. Secondo i dati sarebbero a rischio circa 9 milioni di italiani.