Nella serata di ieri, domenica 26 Giugno 2016, le regioni settentrionali sono state interessate dal passaggio di diversi temporali, accompagnati da una intensissima attività elettrica, grandinate, forti colpi di vento e veri e propri nubifragi che hanno duramente colpito diverse aree fra Piemonte, alta Lombardia e Veneto settentrionale. Particolarmente intenso è risultato il “Cluster temporalesco” che nel tardo pomeriggio di ieri si è sviluppato fra il Piemonte e l’ovest della Lombardia, assumendo la tipica forma ad asse obliquo, con una inclinazione rivolta verso nord-est, in direzione dei rilievi prealpini e alpini. La struttura temporalesca “multicellulare” è stata supportata da una serie di “updrafts” (le correnti ascensionali che alimentano lo sviluppo dei cumulonembi) molto intensi, che si sono propagati fino al limite superiore della tropopausa. Queste forti correnti ascensionali sono state ben alimentate anche dalla presenza, nei bassi strati, in corrispondenza del suolo, di un “cuscinetto di aria calda e molto umida” (tipico dell’estate per i climi sub-continentali come quelli della pianura Padana o delle pianure e i bassopiani dell’Europa continentale, dalla Francia fino alla Russia) che ha fornito il carburante necessario per l’ulteriore sviluppo del “forcing” convettivo.
Dall’analisi della “nefodina” è emerso che la parte sommitale dell’imponente nube temporalesca (interamente ghiacciata), poi traslata in direzione della Brianza e della bergamasca, ha superato i 12 km di altezza, giungendo fin sopra i 13 km di altezza. Questi temporali, nella fase di maturità, sono stati caratterizzati forti “updrafts” che sfondavano fino in stratosfera, originando diverse “overshooting top” che bloccavano il vento ai livelli superiori, forzando il flusso a divergere intorno ad esso.
Il flusso in alta quota tende ad erode la sommità dell’”updraft” e trasporta i residui della nube sottovento, originando la tipica forma a “V”. Purtroppo questi sistemi temporaleschi alla mesoscala, hanno prodotto precipitazioni veramente abbondanti, caratterizzate da indici di rain/rate molto elevati capaci di spingere la sommatoria precipitativa su valori piuttosto alti, in grado da causare importanti criticità idrogeologiche.
Non per caso in alcune località della bergamasca i forti rovesci temporaleschi che si sono succeduti nel corso della serata di ieri, durate il passaggio del “Cluster temporalesco”, hanno scaricato accumuli pluviometrici davvero molto abbondanti nel giro di poche ore. A Bergamo Loreto l’accumulo complessivo ha sfiorato i 90 mm, mentre in città si sono superati abbondantemente pure i 60-65 mm nel giro di pochissime ore. Si tratta di accumuli degni di un autentico nubifragio.
Non sono da meno gli apporti pluviometrici registrati anche nel resto della Lombardia, così come in Piemonte e nell’alto Veneto, dove si sono superati i 30-40 mm, con picchi prossimi ai 50 mm. Come avevamo già detto, durante la fase previsionale, la nascita e il rapido sviluppo di questi intensi temporali è stato indotto dall’ingresso sulle nostre regioni settentrionali di una saccatura nord atlantica, legata direttamente alla depressione d’Islanda.
L’affondo fino alle nostre regioni settentrionali di questa saccatura, con una modesta ansa ciclonica che si è prolungata fino al traverso del Catino Padano, ha determinato un abbassamento della quota del geopotenziale, con una conseguente instabilizzazione della colonna d’aria, soprattutto sulle aree pedemontane, a ridosso dei rilievi alpini e prealpini, dove durante le ore pomeridiane si sono generati diversi temporali di origine “termoconvettiva”, organizzati in più “Cellule temporalesche”.
Quest’ultime dopo aver raggiunto la fase di maturità, gonfiandosi ed espandendosi verso la parte superiore della troposfera, hanno cominciato ad unirsi fra di loro, mantenendo la propria autonomia, fino ad evolvere in una più complessa “multicella temporalesca”, carica di rovesci e di elettricità. L’enorme “Cluster temporalesco”, dopo essersi sviluppato, crescendo in altezza fino ad oltre i 12-13 km, è stato agganciato in quota dal flusso portante da SO e O-SO presente nella media troposfera, che l’ha sospinto gradualmente fin sulle zone pianeggianti dell’alto Piemonte e dell’alta Lombardia, dove si sono verificati dei rovesci e dei temporali sparsi che localmente hanno assunto carattere di vero e proprio nubifragio.
Solo in tarda serata e durante la nottata successiva, dopo aver apportato forti rovesci di pioggia e locali nubifragi sulla Lombardia, il sistema temporalesco a mesoscala ha cominciato a perdere parte della sua potenza originaria, spostandosi verso il Trentino Alto Adige, l’alto Veneto e la pianura friulana, dove si sono verificati dei temporali di forte intensità, con piogge intense, qualche occasionale grandinata e una attività elettrica giunta quasi a fondoscala.