L’11 luglio del 1995, soltanto 21 anni fa, a due passi dall’Italia avvenne il più grande genocidio dai tempi della II Guerra Mondiale. Dopo anni di guerra devastante nei Balcani, le truppe serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladic rastrellarono almeno ottomila uomini e giovanissimi dalla città a maggioranza musulmana di Srebrenica, situata attualmente in Bosnia-Herzegovina.
Gli uomini vennero fucilati in massa e buttati in fosse comuni. Il numero dei morti totali potrebbe essere addirittura di 10.000. Si trattò di un genocidio, come riconosciuto dall’ONU anni dopo. Una operazione di eliminazione pianificata dalla mente criminali dei generali serbo-bosniaci, per “semplificare” sul terreno la variegata presenza di diverse minoranze religiose, fra le quali quella musulmana era la più scomoda per i piani criminali dei militari serbo-bosniaci. Fu l’aspetto più sanguinoso di una pulizia etnica compiuta contro i musulmani di Bosnia, che portò alla morte di decine di migliaia di persone.