“Gli analfabeti del futuro non saranno quelli che non sanno leggere o scrivere, ma quelli che non sanno imparare, disimparare, e imparare di nuovo”. Questa è solo una delle celebri massime di Alvin Toffler, il guru de “Lo choc del futuro” (1970). Si autodefiniva futurologo e aveva pronosticato diversi aspetti del futuro, compresi quelli dell’evoluzione della comunicazione e della tecnologia. Tra le sue profezie che si sono poi realizzate: lo sviluppo della clonazione, la diffusione dei personal computer, l’invenzione di internet, della televisione via cavo e del telelavoro. Toffler fu tra i primi a riconoscere che la conoscenza, non la forza lavoro o le materie prime, sarebbero diventate la più importante risorsa economica delle società avanzate. “Future Shock“, la sua opera più celebre, preconizzava una società nata dalla convergenza di cambiamenti nella scienza, nella comunicazione e nel mondo della finanza.
Nato nel 1929 a New York in una famiglia di emigrati polacchi, Toffler aveva conosciuto la moglie Heidi, che divenne la sua migliore collaboratrice, ancora studente alla New York University. Dopo “Lo choc del futuro” e “Future shock” è stata la volta di “Powershift”, pubblicato negli anni ’90 e basato sull’esame dell’impatto di conflitti, ricchezza e conoscenza sul cambiamento e sull’accesso al potere. Alla fine degli anni Sessanta scriveva che la corrente del cambiamento avrebbe avuto effetti concreti e irreversibili aulla struttura della famiglia sempre più sopraffatta, causando anche un aumento del crimine, dell’uso di droga e dell’alienazione sociale. Tutto ciò a causa di un senso di disorientamento che avrebbero messo alla prova la struttura delle comunità, di istituzioni e di nazioni.