Lungo la vasta linea di discontinuità frontale che separava l’aria molto calda, di origine sub-tropicale continentale, in risalita dal bacino centrale del Mediterraneo, dall’aria molto più fresca e umida, d’estrazione temperata oceanica, in sfondamento dall’Atlantico settentrionale e dalle Isole Britanniche, si è venuta a sviluppare una enorme “squall line” (linea temporalesca) che nella giornata di lunedì 11 Luglio 2016 ha colpito diversi stati dell’Europa centro-orientale, dalla Germania orientale alla Bielorussia, dove si sono verificati temporali particolarmente violenti. Lo scoppio di questi violenti temporali nel cuore dell’Europa centro-orientale è legato al passaggio, di un esteso sistema frontale di origine oceanica, seguito dall’ingresso di masse d’aria decisamente più fresche e molto instabili che sono andate da subito ad interagire con lo strato di aria molto umida e calda preesistente nei bassi strati.
La moderata avvezione di aria fredda post-frontale, a seguito del sistema frontale, si è trovato a transitare sopra un denso strato di aria piuttosto calda e secca (d’estrazione sub-tropicale continentale), che da giorni ha stazionato sopra i bassopiani polacchi e della Bielorussia, scaldandosi ulteriormente per effetto della prolungata insolazione diurna e dei fenomeni di “Subsidenza atmosferica“, tipici del promontorio anticiclonico sub-tropicale, che hanno compresso le masse d’aria verso i bassi strati, asciugandola ulteriormente.
Questo sconfinamento dell’aria fredda post-frontale al di sopra dell’onda di calore che dal Mediterraneo centrale si estendeva fino alle pianure ucraine e al sud della Bielorussia, associandosi ad elevati valori cape, ha di colpo innescato grandi turbolenze che si sono estese rapidamente fino ai limiti superiori della troposfera, con lo sviluppo di moti convettivi davvero violenti. Nel corso del pomeriggio, durante il picco dell’insolazione diurna, si sono così improvvisamente formati dei forti temporali, caratterizzati da forti “updrafts”, visto il potenziale termico presente nei bassi strati (aria molto calda d’origine sub-tropicale continentalizzata) che ha contribuito a far esplodere verso l’alto i cumulonembi, facendogli raggiungere delle altezze considerevoli.
Salendo a quote particolarmente elevate le incudini dei cumulonembi sono state investite dai violentissimi venti del “getto”, portandosi a notevole distanza dalla base dei cumulonembi, divergendo verso est e assumendo il tipico asse obliquo, ben identificabile dalle moviole satellitari, causando anche una importante perdita di aria (dalla sommità) sospinta dal “getto“ stesso. In questi casi, per la perdita di molta aria pilotata dai bassi strati dai moti ascensionali, la “Cellula temporalesca” è costretta a richiamare altra aria calda dall’ambiente circostante, intensificando notevolmente il temporale che può divenire veramente forte, apportando precipitazioni molto forti accompagnate da impetuose raffiche di vento prodotte dai “downbursts” (forti correnti discendenti che raggiungono il suolo e tendono a divergere orizzontalmente in più direzioni).
Alcuni di questi temporali, soprattutto quelli osservati fra il bassopiano polacco e la Bielorussia, durante il pomeriggio di lunedì 11 Luglio sono riusciti a trasformarsi anche in spettacolari ma insidiose “supercelle temporalesche”, con tanto di “mesociclone” (“updraft” roteante) all’interno. Una grossa “supercella” ha interessato il settore nord-orientale della Bielorussia, dove si è pure sviluppato un tornado, molto probabilmente di forza EF1 o EF2 secondo le rivisitazioni della nuova scala “Fujita”, che ha devastato alcuni sobborghi periferici nella città di Vitebsk, danneggiando molte abitazioni e i tetti di alcuni edifici.
Da alcuni video postati in rete dagli abitanti del luogo si nota chiaramente come la genesi di questo tornado, l’ennesimo di stagione per le pianure dell’Europa orientale, sia stato preceduto dalla formazione di una grossa “wall cloud” (o “nube a muro”) dalla quale si possono sviluppare delle trombe d’aria o persino dei “tornadoes”, come quelli che si originano sopra le praterie statunitensi. Molte volte la “wall cloud” viene preceduta da uno spettacolare invorticamento delle masse nuvolose scure, presenti alla base dei cumulonembi.
La formazione della “wall cloud” evidenzia come gli intensi moti rotatori che caratterizzano la “supercella” possono estendersi verso il basso, arrivando a contatto con il suolo in determinati casi, creando le situazioni adatte per i tornado o fenomeni vorticosi altrettanto disastrosi. La rotazione diventa più forte se il “Wind Shear positivo” è caratterizzato nei bassi strati da correnti calde e molto umide che entrano da SE o da Sud nella parte anteriore dove agisce il cosiddetto “inflow” (come in questo caso occorso), la corrente ascensionale colma di aria calda e umida che si spinge verso la base del temporale, mentre in quota dominano potenti flussi sud-occidentali o dai quadranti occidentali che stirano verso est o nord-est le sommità ghiacciate dei cumulonembi.
Una volta raggiunta la fase di piena maturità la continua caduta di pressione all’interno del temporale tende a rafforzare la rotazione dentro la “supercella”, inasprendo la fenomenologia che l’accompagna (forti rovesci, grandinate, attività elettrica, colpi di vento e tornado). Infatti l’avvicinamento di una “supercella” è quasi sempre accompagnato da una diminuzione della pressione barometrica, segno tangibile della presenza del “mesociclone”. A differenza degli altri fenomeni temporaleschi nella “supercella” le correnti discendenti non divergono all’esterno del temporale, sull’esempio dell’”outflow”, ma vengono risucchiate all’interno di esso grazie alla presenza del “mesociclone”, favorendo la formazione della famosa “wall cloud”, la quale però non compare in tutte le “supercelle”.
Vi sono “supercelle”, come quelle “classiche” (le più note), in cui la “wall cloud” può risultare del tutto assente, malgrado la presenza di uno o più “mesocicloni”. Ma oltre alle “supercelle temporalesche” nella giornata odierna nelle stesse aree si sono registrati notevoli danni, stavolta per il passaggio di una “squall line” di chiara origine pre-frontale, con un “bow echo” particolarmente violento che ha colpito la Bielorussia centro-settentrionale, con fortissime raffiche di vento che localmente hanno raggiunto e oltrepassato i 100-120 km/h, forse anche di più.
La caratteristica principale di questi temporali, particolarmente violenti, è quella di associarsi ad una “squall line” che assume la classica forma di un arco, lì dove si manifestano, spesso davanti il muro che precede i forti rovesci di pioggia, violentissimi “downbursts”, con violentissime raffiche di vento che possono sfondare la soglia dei 120-140 km/h. Particolarmente interessata è stata l’area attorno Minsk, la capitale della Bielorussia, dove il temporale è stato preceduto da forti raffiche di vento che hanno sradicato diversi alberi e creato non pochi disagi, soprattutto al traffico stradale e aeroportuale.
Nelle campagne nei dintorni della città sarebbero decine gli alberi sradicati dalle raffiche violentissime. La “Squall Line”, che ha assunto la caratteristica di “bow echo”, si è poi spostata verso l’est della Bielorussia, interessando gli Oblast’ più orientali, con forti rovesci e temporali di forte intensità, accompagnati da intensa attività elettrica e violenti colpi di vento. Entro la prossima serata questi temporali potranno sconfinare sugli Oblast’ più sud-occidentali della Russia europea, dove sono attesi fenomeni piuttosto intensi, con forti colpi di vento, generalmente dai quadranti sud-occidentali.