Una nuova ricerca può aver risolto il mistero sulle cause dell’estinzione in massa 50 mila anni fa della megafauna australiana, come canguri alti due metri e diprotodonti, vombati grandi come rinoceronti. Nuovi risultati di uno studio del ricchissimo sito fossile di Lancefield nell’altipiano Macedon, 73 km a nord di Melbourne, puntano il dito sul cambiamento climatico, e non sugli essere umani come teorizzato da altri studi. “La siccita’ fu molto severa a quel tempo, e stiamo cominciando a vedere sempre piu’ evidenze di un cambiamento climatico massiccio in quel periodo nel sud-est dell’Australia“, scrive l’archeologo Joe Dortch dell’Universita’ del Western Australia, in uno studio che sta per essere pubblicato sulla rivista Quaternary Science Reviews. “Lo dimostra il fatto che in quella che era la palude di Lancefield, l’ultima fonte d’acqua sopravvissuta alla siccita’, fra i resti fossili di canguri giganti non vi erano individui giovani o anziani. Questo ci dice che i membri piu’ vulnerabili del gruppo erano gia’ periti prima in altri luoghi e che quelli erano i piu’ sani e gli ultimi della specie. Se fosse stato un luogo in cui esseri umani cacciavano, avremmo trovato i resti di una gamma piu’ ampia di animali“, aggiunge. “Le migliaia di fossili recuperati nella palude di Lancefield risalgono a periodi fra e 80 mila e 50 mila anni fa, e il periodo piu’ recente coincide con l’arrivo di esseri umani in Australia e con una siccita’ estremamente severa, che duro’ forse per millenni“, spiega Dortch.