La nuova frontiera del miele: allevamenti in città di api su balconi e terrazze. Un fenomeno in crescita esponenziale. Dopo la coltivazione degli orti urbani sui balconi dei palazzi impazza la moda dell’apicoltura. ‘Miele di balcone’ in città è un fenomeno sempre più diffuso in Italia. Nonostante la melissofobia, la paura delle api, diffusa tra chi abita in città, vari apicoltori tengono alveari su balconi o terrazze in città anche se i numeri sono piccoli rispetto, ad esempio, a quelli in Europa di Berlino, dove l’apicoltura urbana è una realtà consolidata tanto che il miele di città si trova normalmente al supermercato. Una moda quella dell’apicoltura che si i già diffusa a Parigi, Londra, Toronto, San Francisco e New York City. Oltre oceano negli Stati Uniti, e più precisamente a New York, quello che sembrava esser un fenomeno folle e temporaneo si è consolidato. Dal 2010 si è registrato un vero e proprio boom di allevatori di api, particolare che ha permesso la nascita di un nuovo business, quello del cosiddetto ‘miele di balcone’. Altro esempio a Melbourne, capitale del Victoria in Australia, dove sono già 500 gli alveari installati sui tetti di bar, ristoranti, alberghi e giardini, grazie a una squadra di volontari del Melbourne Beekeepers Club che si dedica al loro mantenimento con il contributo della comunità. Un fenomeno destinato a crescere esponenzialmente anche in Italia, commenta Giovanni D’Agata, presidente dello ‘Sportello dei Diritti’ soprattutto per la qualità del miele prodotto che, contrariamente a quanto si può pensare, è spesso eccezionale. Le piante della città, infatti, non sono coltivate per produrre alimenti e, nella maggior parte dei casi, non subiscono trattamenti intensivi a base di pesticidi e fitosanitari, anche per le stesse pubbliche amministrazioni che lasciando alcune aiuole incolte, oltre a risparmiare sulla cura del verde, offrono a tutti gli imenotteri un prelibato banchetto di vegetazione spontanea. La moda dell’apicoltura, dunque, oltre a dare una casa sicura alle api, ha anche altri vantaggi, come la produzione di mieli diversi, a chilometro zero