Brexit e Italia: delocalizzazione, detassazione e nuovi accordi strategici tra le maggiori opportunità

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In Italia c’è ampio consenso in merito all’impatto negativo che la Brexit avrà sull’economia britannica ed europea nel breve così come nel lungo periodo, ma molta divergenza riguardo alla dimensione ed intensità di tale impatto.

L’Italia è fra i paesi che risultano meno vulnerabili rispetto all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, tenuto conto di fattori quali ad esempio le esportazioni di beni e servizi verso il Regno Unito – attualmente attorno al 3% del Pil nazionale, i flussi bidirezionali di emigrazione, ed i crediti del settore finanziario.

E’ però naturale aspettarsi un impatto sulle quotazioni delle aziende Italiane in borsa, nonchè sullo spread nel breve e medio periodo, dovuto alla generale instabilità dei mercati legata alle conseguenze politiche della Brexit, ed alla maggiore debolezza dovuta al debito pubblico italiano. Bisogna inoltre considerare il potenziale rischio di effetti emulativi da parte di altri stati dell’Unione Europea.

Le principali opportunità che la Brexit potrebbe generare per le imprese italiane sono tre:

1)        Nei prossimi anni, è probabile che si verifichi una parziale delocalizzazione di realtà internazionali dal Regno Unito verso l’Unione Europea – in particolare le attività produttive che si avvalgono del Regno Unito quale porta d’accesso all’UE. Ad esempio, la Gran Bretagna potrebbe assistere alla migrazione degli stabilimenti automobilistici al di fuori dei suoi confini se i produttori non godessero più dei benefici del libero scambio con l’UE. Ciò potrebbe tradursi in opportunità interessanti per le aziende italiane operanti in questo settore.

Un altro esempio è costituito dalle piattaforme digitali operanti nell’e-commerce e nella e-economy, che difficilmente potranno rimanere fuori dall’Unione Europea e continuare ad avere accesso alle preziose garanzie della BCE. La presenza dei distretti tecnologici in Italia, ricchi di aziende particolarmente innovative nella propria nicchia, possibili accordi governativi di detassazione per le aziende internazionali che si volessero trasferire in Italia, nonchè la qualità della vita nel nostro Paese, potrenbbero essere carte vincenti in questo processo.

2)        Gli effetti a lungo termine della Brexit potrebbero essere paradossalmente positivi, con un’Europa più unita ed orientata a garantire migliori prospettive di crescita e di occupazione. L’Italia avrebbe tutte le carte in regola per giocare un ruolo determinante in questo nuovo scenario. Inoltre, con un concorrente politico in meno sul tavolo dell’Europa, l’Italia sarebbe in grado di spingere accordi e condizioni ancora più favorevoli per le aziende italiane nel contesto dell’Unione Europea.

3)        Il ruolo dell’Italia nelle esportazioni e nei piani di sviluppo dei paesi periferici dell’UE potrebbe essere ancora maggiore di prima, soprattutto in Est Europa. La Brexit potrebbe portare ad una rivitalizzazione dei rapporti con la Russia e ad un ulteriore processo di espansione dell’Unione nell’Europa dell’Est. Gli impatti per l’Italia sarebbero certamente positivi, soprattutto in settori forti come ad esempio il Made in Italy, lusso, trasporti, navale, farmaceutioco, e food & beverage.

Cosa devono dunque fare le aziende italiane per cogliere queste opportunità? Pur non tralasciando i rischi e costi nel medio termine, l’essenziale di queste sfide è la velocità con cui le nostre aziende ed il nostro governo sapranno rispondere. Molte aziende dovranno rivedere i propri piani strategici e valutare attentamente gli impatti diretti ed indiretti. Dovranno inoltre tener conto di cosa cambierà al di fuori dell’UE, per esempio con paesi con cui la Gran Britagna ha stretto patti attraverso l’UE e che in futuro non avranno più valore.

Di certo, chi vuole approfittare di queste nuove dinamiche deve muoversi subito ed analizzare tutti i diversi scenari, per poter prendere rapidamente decisioni basate su un’informazione approfondita ed a 360 gradi.”

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