Dissesto idrogeologico, Curcio: in Abruzzo è tra i rischi più diffusi

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In Abruzzo come nel resto dell’Italia il rischio di dissesto idrogeologico è uno dei rischi più diffusi e più presenti su tutto il territorio e non a caso il sistema nazionale si e’ dotato anche di una Struttura di Missione presso Palazzo Chigi come Italia Sicura, c’e’ il Ministero dell’Ambiente e c’e’ il Dipartimento della Protezione Civile che in questo senso collabora con le proprie competenze in questa valutazione di un rischio che ripeto e’ molto presente su tutto il territorio nazionale“. Lo ha detto il capo della Protezione Civile Nazionale Fabrizio Curcio che questa mattina ha partecipato ad un convegno al santuario di San Gabriele ad Isola del Gran Sasso (Teramo) sul tema “Abruzzo in Sicurezza: dalle criticita’ emergenziali alle misure di prevenzione e manutenzione dei rischi territoriali“. Presenti all’incontro, tra gli altri, Mauro Grassi (Direttore della Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico della Presidenza del Consiglio dei Ministri), il sottosegretario alla Giunta Regionale Mario Mazzocca, Sandro Mariani (capogruppo del Pd al Consiglio Regionale) e tanti sindaci e amministratori locali del comprensorio teramano.

Sull’Abruzzo, il Capo della Protezione Civile ha sottolineato che “non bisogna dimenticare anche la problematica degli incendi boschivi visto che siamo in piena campagna. Abbiamo avuto in questa regione stagioni impegnative e pesanti perche’ l’Abruzzo ha un territorio con una vulnerabilita’ particolare. Un primato che pero’ condivide con altre regioni italiane. Proprio l’anno scorso a Pescara di questi tempi – ha detto ancora Curcio – feci la mia prima uscita pubblica come capo del Dipartimento e incontrai il presidente D’Alfonso che amministra una Regione che mi sembra attenta a queste problematiche del territorio. Chiaramente bisogna oggi modulare bene l’utilizzo delle risorse e soprattutto lavorare anche per quello che compete il nostro sistema su quella che e’ la prevenzione non strutturale e quindi conoscenza del rischio, diffusione dei buoni comportamenti nelle situazioni di emergenza e soprattutto evitare di commette errori strutturali come costruire dove in si dovrebbe e quantomeno prendere conoscenza dove è già avvenuto“.

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