Fecondazione: Italia rigida su eterologa, a coppie gay e ovodonazione

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L’Italia si scopre fra i Paesi europei più ‘rigidi’ su temi come la fecondazione eterologa. Al punto da andare controcorrente sulle questioni più delicate: il 60% degli abitanti del Belpaese si dichiara contrario a far accedere le coppie di donne omosessuali alle tecniche di Pma, mentre il 57% dei ‘colleghi’ dell’Unione si dice favorevole. E la stessa distanza si crea quando si parla di ‘social egg freezing‘: sulla possibilità di conservare – non per motivi medici – i propri ovuli da giovani per avere più in là nella vita la possibilità di una gravidanza, l’Europa è spaccata ma alla fine prevalgono i sì (51%), mentre il 62% degli italiani si arrocca sul no.

E un no convinto viene detto dalle donne tricolore – il 68% del totale – anche per la donazione dei propri ovociti, questa volta in linea con le europee (67%), con la sola eccezione delle spagnole, voce fuori dal coro con un 58% di favorevoli all’ovodonazione. Insomma, la bandiera della ‘maternità per tutti’ non sventola allo stesso modo sull’Europa intera. Non bastasse la Brexit a mettere alla prova la solidità dell’Unione, ora ci si mettono anche le differenze fra i Paesi su questi temi. Almeno stando alla fotografia scattata da un’indagine condotta dall’Istituto di ricerche francese Odoxa, con il supporto di Grupo Clinica Eugin, su 2.986 cittadini europei. I dati, presentati oggi durante un incontro a Milano, confermano una tendenza a ritardare l’appuntamento con il pancione.

Per gli europei l’età ideale ‘nella pratica’ per concepire un bambino è in media 27 anni, per gli italiani 28 (e c’è un 38% di connazionali che indica 30 o più). Spicca poi la confusione sul picco di fertilità della donna e sul significato di infertilità, così come una scarsa informazione sulle tecniche di riproduzione assistita (7 europei su 10 ammettono di essere mal informati e gli italiani sono fanalino di coda con il 75%). Il tema più dibattuto resta il congelamento di ovociti per motivi che non sono medici. Il 51% degli europei è favorevole, mentre il 49% è contrario. Il nostro Paese si stacca dalla media europea, con il 62% degli italiani contrari. Tra chi si oppone, si citano tre motivazioni con proporzioni praticamente identiche: il 33% ritiene che sia “una tecnica contro natura o contraria alla sua religione“, il 30% che “rafforzi l’idea che la maternità danneggerebbe la carriera“, e il 26% dice che “si tratta di uno sfruttamento commerciale dell’apprensione delle donne“.

Gli europei, a eccezione degli spagnoli, rifiutano l’idea dell’assunzione delle spese relative al congelamento degli ovociti da parte delle aziende. In testa a questa classifica proprio gli italiani: il 64% dei nostri connazionali è infatti contrario alle aziende che pagano il congelamento degli ovuli alle proprie dipendenti. Tra gli europei che approvano il congelamento di ovociti per motivi non medici, per l’ennesima volta gli spagnoli sono in testa con il 77% di sì. E in generale fra i motivi per essere a favore del social egg freezing, in primo luogo se ne citano due: il 36% lo vede come una possibilità perché le donne non temano più il loro ‘orologio biologico‘, e il 34% ritiene che non bisogna opporvisi, poiché si tratta di un espressione del progresso della medicina.

Questa indagine, commenta Rita Vassena, direttrice scientifica Eugin Group, “aiuta noi e la società tutta a meglio comprendere quali sono le disparità, i tabù e le aspettative degli europei in fatto di infertilità, possibilità di ricorrere alla pma e di conservare gli ovociti per motivi che non siano medici“, trattamento quest’ultimo “ora disponibile nella clinica Eugin di Modena dove si potrà conservare una riserva di ovociti per avere la possibilità di posticipare la maternità“.

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