“Un segnale positivo sarebbe stato benvenuto, ma la natura non è stata così gentile”: con queste parole Cham Ghag della University College London commenta l’ultima performance del colossale esperimento Large Underground Xenon (LUX), tra i rilevatori di materia oscura più sofisticati al mondo.
Risultati che sono non-risultati, dato che la risposta è stata negativa: nessuna traccia della dark matter, l’elemento più misterioso e anche più abbondante del cosmo. “Eppure – prosegue il ricercatore UCL – un risultato mancato è altrettanto significativo, perché cambia il panorama delle teorie attuali sulla materia oscura e aiuta a escluderne alcune”.
Ecco il principale aspetto positivo di questa fase dell’esperimento: l’assenza di particelle di materia oscura ridisegna sensibilmente le condizioni che secondo gli astrofisici devono verificarsi per il rilevamento di questa ineffabile componente dell’Universo. In particolare, il team di LUX è a caccia delle cosiddette weakly interactive massive particle, o WIMP, letteralmente “particelle massicce debolmente interagenti”: si tratta di particelle di materia oscura che dovrebbero avere una minima interazione con le particelle di materia ordinaria.
L’esperimento Large Underground Xenon, che si trova in South Dakota, consiste in 370 chilogrammi di Xenon liquido collocati in un serbatoio da 70.000 litri d’acqua, a 1.500 metri di profondità.
Oggi – spiega l’ASI – questo gigante cacciatore di materia oscura ha raggiunto i suoi primi 20 mesi di attività, un traguardo che i ricercatori speravano di festeggiare con la prima rivelazione diretta delle particelle WIMP. Aspettativa incoraggiata dal fatto che LUX era riuscito a raggiungere una sensibilità di gran lunga maggiore rispetto agli obiettivi iniziali del progetto.
Questa estrema precisione non è bastata, e per ora il rivelatore di materia oscura si unisce agli altri esperimenti volti a intercettare una di queste particelle – esperimenti che per ora hanno dato tutti esito negativo.
Gli scienziati restano però fermamente convinti dell’esistenza della materia oscura, perché ne vediamo continuamente gli effetti gravitazionali: dalla rotazione delle galassie alla deflessione della luce in viaggio nell’Universo. La caccia alla dark matterdunque continua.