Le avverse condizioni meteo-climatiche nei mesi estivi e a fine 2015 hanno pesantemente condizionato la qualità dell’aria in Friuli Venezia Giulia. E’ questo, in sintesi, cio’ che emerge dal report dell’Agenzia regionale per la Protezione dell’ambiente del Friuli Venezia Giulia (Arpa), da oggi disponibile sul sito web all’indirizzo www.arpa.fvg.it. Lo rende noto la Regione. Il report dell’Arpa evidenzia, infatti, che la qualità dell’aria nel 2015 ha presentato un andamento in contro tendenza rispetto al quinquennio precedente, soprattutto per quanto riguarda le polveri sottili che, in passato, avevano mostrato una tendenza alla lenta diminuzione. Cio’ e’ riconducibile principalmente, come detto, a condizioni meteo-climatiche non favorevoli. Le PM10 hanno superato il limite dei 35 giorni con polveri superiori ai 50 microgrammi/m3 in una fascia della pianura occidentale (Pordenonese e fascia confinaria col Veneto) e in una limitata porzione della Bassa Friulana.
Le aree con superamento dei limiti interessano poco meno del 30 per cento della zona pianeggiante del Friuli Venezia Giulia, con una potenziale popolazione interessata di circa 260 mila unità. Questi superamenti sono dovuti soprattutto alle ultime settimane del 2015, durante le quasi si sono registrati gli intensi e prolungati superamenti della soglia giornaliera di 50 microgrammi/m3 a causa di inversioni termiche in quota molto forti. Una situazione di emergenza smog che ha interessato le principali città italiane, tanto che a inizio febbraio 2016 il Ministero dell’Ambiente ha avviato uno specifico tavolo di confronto con Regioni, Comuni, Anci, Protezione civile per definire e attuare misure durature, quali in particolare la riduzione del traffico, con il sostegno ad una mobilita’ sostenibile, e la diminuzione del riscaldamento domestico. I superamenti sono tuttavia da ritenersi episodici, non legati cioe’ a fonti emissive puntuali. Cio’ sulla base del fatto che la concentrazione media annua del PM10 e’ rimasta abbondantemente al di sotto del limite di legge pari a 40 microgrammi/m3; inoltre, la concentrazione media del PM2.5 e’ risultata inferiore anche al “valore obiettivo a lungo termine” di 20 microgrammi/m3.
Come per le polveri sottili, anche per l’ozono nel 2015 si sono avuti diffusi e frequenti superamenti dei limiti, dovuti principalmente alle forti ondate di calore che si avute nel corso dell’estate dello scorso anno. Questa sostanza, infatti, e’ un inquinante quasi interamente secondario, cioè non emesso direttamente da sorgenti antropiche o naturali ma che si forma in atmosfera a seguito di complesse reazioni chimiche avvenute in presenza di forte insolazione. Migliore risulta essere la situazione per gli ossidi di azoto, il benzene, gli ossidi di zolfo e il monossido di carbonio. In tutta la regione gli ossidi di azoto non superano i limiti di legge e la tendenza per questo inquinante indica una lenta diminuzione. Analoga situazione anche per gli ossidi di zolfo e il monossido di carbonio, che stanno raggiungendo un livello di concentrazione molto basso, tanto da renderne difficile la rilevazione strumentale. Segnali positivi anche per i metalli pesanti (arsenico, cadmio, nichel, piombo).
Nelle aree più densamente abitate, dove questi inquinanti sono misurati, i livelli risultano molto bassi e prossimi ai livelli di rilevabilità strumentale. L’attenzione per questa tipologia di inquinanti, pertanto, può essere focalizzata sulle sorgenti industriali, per continuare a verificarne il basso livello attualmente raggiunto, tenendo conto dell’evoluzione e gestione dei processi produttivi che li generano. Un inquinante che merita particolare attenzione e’ il benzo[a]pirene, una sostanza che si origina nelle combustioni inefficienti. Questo inquinante sulla pianura del Friuli Venezia Giulia ha raggiunto livelli molto prossimi al valore obiettivo previsto dalla normativa, pur senza superarla (rispettivamente, 0,8 e 0,9 nanogrammi/m3 come media annua nel Pordenonese e nella pianura udinese). Questo inquinante si produce dalla combustione della legna, soprattutto quando non controllata, o in impianti, anche domestici, obsoleti; si produce anche in alcuni cicli industriali, come ad esempio negli stabilimenti siderurgici, in prossimita’ dei quali si possono registrare valori piu’ elevati. Contestualmente al report annuale, Arpa mette ha messo a disposizione gli “open data” rilevati in continuo, alla massima risoluzione temporale. Con il 2015 la serie storica disponibile ha raggiunto gli undici anni, un’estensione che permette d’iniziare a parlare di “clima chimico” dell’atmosfera del Friuli Venezia Giulia, con la sua variabilita’ e con le sue tendenze.
“Il report Arpa 2015 sulla qualita’ dell’aria in Friuli Venezia Giulia conferma che si e’ trattato di un anno particolare, caratterizzato dalla presenza di condizioni meteorologiche favorevoli alle alte concentrazione degli inquinanti, tanto da generare motivi di allarme in tutto il Paese e spingere il ministro dell’Ambiente ad attuare uno specifico tavolo di lavoro per la gestione dell’emergenza. Tuttavia i dati dimostrano anche come la nostra regione si trovi in una situazione migliore rispetto al vicino bacino padano“. A dirlo l’assessore regionale all’Ambiente, Sara Vito, a margine della diffusione della relazione consuntiva dell’Arpa FVG. “Il fatto che i superamenti ancorche’ frequenti siano episodici – precisa l’assessore Vito – mette ancor piu’ in evidenza come le azioni da attuare per il contenimento delle polveri dovranno essere di tipo preventivo e soprattutto applicate a larga scala, anche in maniera transregionale, vista l’ampiezza del territorio coinvolto. Per questo motivo la Regione avviera’ a breve la procedura per l’aggiornamento del Piano regionale di miglioramento della qualita’ dell’aria”.