Il terrorismo incide sulla fiducia e sulla percezione di sicurezza degli italiani, ma non ne cancella la voglia di vivere la normalità, nemmeno per quanto riguarda le vacanze. Ad agosto saranno infatti ben 21 milioni i nostri connazionali che si concederanno un periodo di ferie, di cui 6 su 10 sotto l’ombrellone: un numero in linea con quello registrato lo scorso anno, e che dimostra come l’effetto terrore sui consumi turistici sia per ora limitato. Solo il 4%, infatti, ha disdetto in seguito alla serie di tragici attacchi che ha colpito l’Europa a partire dalla seconda metà di luglio, mentre un ulteriore 19% ha solo cambiato destinazione o mezzo di trasporto. Prediligendo, probabilmente per ragioni di sicurezza, quello individuale: il 62% userà l’automobile almeno in una fase della vacanza. Gli automobilisti si metteranno in viaggio soprattutto in questo weekend e nel prossimo, rispettivamente bollino rosso e bollino nero per il traffico. E’ in sintesi quanto emerge da un sondaggio Confesercenti-SWG da cui emerge che il 76% di chi parte sceglie di rimanere in Italia. L’incidenza limitata del clima di incertezza sui consumi turistici non vuol dire che gli italiani vadano in vacanza a cuor leggero. In questa estate 2016, infatti, si sentono in generale più preoccupati, soprattutto prima di partire. Il 50% del campione intervistato che ancora deve iniziare le ferie ammette di vivere di maggiore preoccupazione rispetto allo scorso anno, quota che cala al 33% tra coloro che invece sono già andati in vacanza. A pesare di più, però, è ancora lo strascico della crisi: tra i fattori che hanno orientato la scelta del tipo di vacanza, infatti, troviamo in testa le disponibilità economiche, segnalato dal 47% del campione. La paura del terrorismo, invece, orienta il 7%, mentre la sicurezza ‘percepita’ della meta, è un discrimine decisivo solo per il 14% degli intervistati. Anche perché quasi un italiano su due (il 46%) è convinto che una meta sicura al 100% non esista. Ma c’è anche un 34% convinto che le località turistiche minori siano bersagli meno probabili. Il peso dei fattori economici diventa evidente dal budget per le ferie. Complessivamente, infatti, chi partirà ad agosto prevede di spendere in media 858 euro per persona. Un dato in crescita (18 euro in più rispetto al 2015), anche se siamo lontani dai picchi del 2010 (1.022 euro). Aumenta, però, la parte di vacanzieri che cercherà di tenersi sotto i 500 euro: nel 2016 sono il 39%, erano il 33% lo scorso anno. Gli indecisi, invece, sono il 14%. In ripresa anche la durata del periodo di ferie trascorso fuori casa: in media gli italiani si godranno 12 giorni di vacanza, uno in più dello scorso anno. Ma il 35% si terrà sotto la settimana. L’estate 2016 sarà all’insegna del mare, possibilmente in Italia. La voglia della classica vacanza sotto l’ombrellone, quest’anno, contagia il 62% dei viaggiatori, l’8% in più dello scorso anno. Seguono nella classifica delle preferenze le città d’arte e la montagna, entrambe scelte dal 10% degli intervistati. Meno popolari le grandi capitali europee, che raccolgono solo l’8%, le vacanze verdi in parchi e riserve (4%), la campagna (3%), e infine terme, mete esotiche, laghi e fiumi con l’1%. Per quanto riguarda le mete, l’Italia quest’anno vince su tutte le altre destinazioni: a sceglierla sono infatti il 76% dei vacanzieri, contro un 27% che predilige l’Europa ed un 5% che si è orientato su destinazioni extraeuropee. Chi ha scelto di restare in Italia ha le idee ben chiare: mare e nelle regioni del Sud, preferenza che vede sul podio – per la quarta estate consecutiva – la Puglia, con il 16%. Seguono Sicilia (11%) e Sardegna (10%), mentre appena fuori dal podio troviamo Emilia Romagna (9%), poi Calabria e Trentino con il 7%. Tra i paesi europei, Spagna e Grecia rimangono le mete più ambite, rispettivamente con il 23% ed il 15% delle preferenze. Segue la Croazia, con il 10%, poi – nonostante la Brexit – il Regno Unito (6%) e Portogallo (5%). Tra i paesi extraeuropei il Nord America è la destinazione preferita con il 25% delle scelte, seguita da Sud America (14%), Africa (13%) e Paesi Asiatici (11%) al di fuori di Giappone (6%) e Cina (5%).