Siamo soli nell’universo? Secondo gli scienziati, siamo quasi pronti a rispondere alla domanda delle domande sulla vita extraterrestre. “Siamo fortunati, ci troviamo in un’era speciale, caratterizzata da una nuova generazione di telescopi. Potrebbero esserci scoperte interessanti nei prossimi 10, 20 anni,” dichiara Mao Shude, direttore del Center for Astrophysics della Tsinghua University, all’agenzia Xinhua.
L’opinione comune degli scienziati è che la vita extraterrestre esista, e che la Terra non sia un caso unico nell’universo: la nostra galassia ha centinaia di miliardi di stelle, molte delle quali con sistemi planetari simili al nostro, e ci sono poi centinaia di miliardi di galassie nell’universo. E’ perciò ragionevole pensare che pianeti come la Terra siano comuni, e che l’universo brulichi di vita.
“Ritengo che la vita primitiva sia probabilmente abbondante, ma la vita intelligente sia più rara,” dichiara Mao. La prossima generazione di telescopi potrebbe aiutare gli astronomi a risolvere qualche enigma e a rilevare quelli che vengono definiti biomarcatori della vita: tra questi, importantissimo, l’ossigeno, che tra l’altro reagisce con facilità con gli altri elementi. “Se troviamo molte molecole di ossigeno nell’atmosfera di un pianeta extraterrestre, probabilmente sono il prodotto della vita,” spiega Mao.
Il metodo più comune di ricerca della vita extraterrestre è quello di individuare pianeti simili alla Terra, illuminati dalla luce di una stella, con acqua allo stato liquido, ed un’atmosfera protettiva. Si tratta di un metodo costantemente messo in dubbio in quanto la vita, ovunque si trovi, potrebbe avere caratteristiche diverse rispetto a quella a noi nota. “Non sappiamo da dove cominciare se prima non sappiamo che tipo di vita stiamo cercando. Almeno sappiamo che condizioni sono necessarie per la vita sulla Terra,” spiega Mao. “Ecco perché gli scienziati tendono a cercare pianeti vicini a stelle come il Sole e promuovono il concetto di ‘zona abitabile’,” cioè la distanza dalla stella dove un pianeta può ospitare acqua allo stato liquido. “Gli astronomi prima cercano pianeti adatti per la vita, poi si concentrano su ulteriori studi e analisi, o cercano persino un contatto,” dichiara Mao.
La prossima generazione di telescopi terrestri, tra cui il Thirty Meter Telescope (TMT), il Giant Magellan Telescope (GMT) e l’European Extremely Large Telescope (E-ELT), saranno dotati di migliori sistemi di ottica adattiva e diverranno quindi centrali per le future osservazioni, spiega Feng Lu, ricercatore del NAOC. Anche i telescopi spaziali rivoluzioneranno l’astronomia: grande protagonista sarà il Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS), che verrà lanciato dalla NASA nel 2017. Il predecessore di TESS, Kepler, il primo osservatorio dedicato alla ricerca di pianeti al di fuori del sistema solare, ha scoperto finora 2325 esopianeti, oltre il 70% del totale: 21 sono simili alla Terra, nella zona abitabile, non più grandi del doppio del nostro pianeta. “Il numero di pianeti che TESS rileverà non sarà necessariamente maggiore di quello di Kepler, ma la qualità delle rilevazioni sarà senza dubbio più avanzata,” dichiara Mao.
Gli scienziati utilizzano anche un altro metodo di ricerca: esaminano il cielo per mezzo di radiotelescopi, in quanto molti ritengono che altre civiltà inevitabilmente produrranno onde radio, proprio come facciamo noi. Lo Space Sciences Laboratory della University of California ha lanciato il progetto SETI@home nel 1999, per cercare possibili trasmissioni radio prodotte da intelligenza extraterrestre grazie al lavoro di volontari in tutto il mondo: finora 9 milioni di persone in 226 Paesi hanno analizzato un totale di 15 anni di dati raccolti dall’osservatorio di Arecibo, dichiara Dan Werthimer, co-fondatore del progetto. “Abbiamo identificato circa 100 lampi radio molto brevi, di circa un milionesimo di secondo, che non siamo riusciti a spiegare,” ha spiegato l’esperto. “Ed abbiamo la tecnologia radio da solo 100 anni e quella laser da 60“. “I giochi sono appena iniziati ed abbiamo appena cominciato a esplorare i tipi di frequenze e segnali che un’altra civiltà potrebbe utilizzare.” Un grande aiuto in questo campo giungerà dal radiotelescopio FAST, nel Guizhou, che diverrà a breve (una volta ultimata la costruzione) il più grande radiotelescopio al mondo: il suo gigantesco “orecchio” potrà rilevare “messaggi” molto deboli, e sarà 10 volte più sensibile dei telescopi del progetto Breakthrough Listen. Importante ricordare anche il ruolo che assumerà lo Square Kilometer Array (SKA) in costruzione tra Australia e Sudafrica: SKA utilizzerà migliaia di ricevitori e milioni di antenne che consentiranno agli astronomi di monitorare il cielo con un dettaglio senza precedenti.
“Se dovessimo trovare la vita, sarebbe senza dubbio la più importante scoperta scientifica della storia; altrimenti avremo dimostrato che la vita sulla Terra è un caso unico e che dobbiamo rispettare ogni forma di vita e occuparci l’uno dell’altro. Indipendentemente dal risultato – conclude Mao – non smetteremo mai di cercare.“