“Inaccettabile“: cosi’ il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, definisce in una nota la “conferma dall’Ue della seconda procedura di infrazione contro l’Italia, rea di non aver applicato ancora misure evidentemente inapplicabili contro la Xylella“. “‘Armiamoci e partite’ – prosegue Cantele – e’ stato negli ultimi tre anni il monito dell’Ue che sulla questione Xylella fastidiosa ha responsabilita’ gravi sia per l’introduzione del batterio che per la gestione dell’emergenza. Dopo essersi lavata le mani circa eradicazioni, indennizzi, ricerca, la mancanza di efficaci misure di controllo alle frontiere e del doveroso embargo avverso le aree da cui proviene il batterio che sta distruggendo gli ulivi a Lecce, Brindisi e Taranto, come ad esempio il sud America al fine di bloccare il commercio di materiale vegetale infetto, hanno causato un danno irreparabile all’olivicoltura pugliese“. Secondo Cantele, “per colpa delle frontiere comunitarie colabrodo la Xylella fastidiosa e’ ormai una malattia europea e l’Ue non puo’ continuare a bacchettare gli Stati membri, senza individuare misure opportune di sostegno contro la malattia“. L’aggravante, prosegue la nota, e’ che i flussi commerciali continuano e l’Ue ha posto l’embargo ai nostri vivai, ma non ha risolto il problema alla fonte, ovvero realizzando i centri di quarantena fitosanitaria all’ingresso dell’Europa.
“La Xylella fastidiosa e’ ormai una malattia europea – sottolinea ancora il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – dato che e’ stato ritrovata anche in Francia, Germani e Olanda. L’Ue fa come Ponzio Pilato anche sugli indennizzi da riconoscere agli olivicoltori che hanno subito e dovuto affrontare in solitudine l’aggressione del patogeno da quarantena ‘Xylella fastidiosa’ e devono fare i conti con ingenti perdite di reddito presenti e future, e se ne lava le mani, rimandando l’intera partita al governo italiano e alla Regione Puglia“. La conseguenza, conclude Corseti, e’ che “oltre a confermare la violenza delle misure precedentemente adottate, l’Ue scarica incredibilmente la patata bollente sull’Italia che dovra’ ipotizzare in solitudine un regime che conceda ai proprietari dei fondi interessati un indennizzo ragionevolmente commisurato al valore delle piante distrutte“.