Morti improvvise che stroncano giovani e giovanissimi, spesso sul campo da gioco. Ma a volte anche a riposo, addirittura nel sonno. La cardiomiopatia ipertrofica è una causa comune di morte tra i giovani, con eventi acuti di aritmie fatali scatenati da esercizio fisico. Le raccomandazioni internazionali avvertono di evitare sport competitivi in queste persone, ma spesso si tratta di casi non diagnosticati, e la morte improvvisa può verificarsi anche a riposo, o nel sonno. E’ il monito che arriva da uno studio della St. George University di Londra, presentato all’Esc 2016 in corso a Roma: la morte improvvisa si è verificata nel sonno nel 12% dei pazienti con cardiomiopatia ipertrofica analizzati. Tra il 1994 e il 2014 (20 anni) sono stati presi in esame 184 soggetti con cardiomiopatia ipertrofica precocemente deceduti. Pazienti con un’età media 37 anni, uomini nel 70% dei casi.
Le indagini post-mortem hanno incluso analisi istologiche da parte di un patologo esperto in cardiologia. Solo il 20% dei pazienti aveva ricevuto una diagnosi, il 22% ha avuto evidenti sintomi cardiaci, come palpitazioni, dispnea, sincope e dolore al petto. Il 19% è deceduto durante lo svolgimento di un’attività fisica, ma l’81% ha avuto l’evento fatale durante un momento di riposo e 22 (12%) addirittura durante il sonno. “Questo studio ci ha confermato come la cardiomiopatia ipertrofica sia spesso asintomatica e la diagnosi sia spesso sconosciuta sino all’esito infausto – spiega Michele Gulizia, direttore di Cardiologia all’Ospedale Garibaldi di Catania – Per tale motivo è indispensabile che ogni sportivo si sottoponga preventivamente a una accurata valutazione cardiologica“. Ma quali sono i numeri di questa bomba a orologeria? Le aritmie potenzialmente fatali interessano 1 caso ogni 1.000 abitanti, per un totale di 50 mila persone l’anno solo in Italia, e l’80% di questi decessi è causato da cardiopatia ischemica, che rappresenta il 50% di tutti i decessi per malattie cardiovascolari. E’ la principale causa di morte nei maschi tra i 20 e i 60 anni, mentre in Europa si arriva a 700 mila casi l’anno. “Circa l’80% dei decessi improvvisi – aggiunge Francesco Romeo, direttore della Cardiologia del Policlinico Tor Vergata di Roma – è attribuibile a cardiopatia ischemica e rappresenta il 50% di tutti i decessi per malattie cardiovascolari“.