Il finocchio è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Ombrellifere, probabilmente originaria dell’Asia Minore, già nota presso Egizi, Greci e Arabi, il cui aroma peculiare è dovuto alla consistente presenza di anetolo, un’essenza che viene adoperata per la preparazione di liquori quali la sambuca, il pastis e l’anisette in Francia o l’anis in Spagna.
Tante sono le proprietà benefiche del croccante e profumato ortaggio,: ipocalorico (vanta solo 31 calorie per 100 grammi), ricco di fibre, contribuisce a rendere più gradevole il sapore del latte materno, riducendo i disturbi che precedono l’arrivo del ciclo mestruale ed alleviando i sintomi della menopausa. Grazie a potassio, calcio e fosforo rafforza le ossa, prevenendo crampi e stitichezza; contenendo vitamine A,B e C fa bene alla vista, contribuisce al corretto funzionamento del sistema nervoso e dell’apparato cardiocircolatorio, rafforza il sistema immunitario e contrasta i danni da radicali liberi con la sua azione antiossidante.
Disintossicante, il finocchio migliora la funzione epatica, è diuretico, favorisce la produzione di urina e l’eliminazione delle tossine da parte dell’organismo. Indicato in caso di inappetenza, stimola l’appetito e la digestione, contrastando i processi fermentativi che avvengono nell’intestino crasso ed eliminando l’aria accumulata in stomaco e intestino, oltre a lenire i dolori causati dalle coliche gassose nei neonati. Come consumarlo? Delizioso e aromatico, è davvero versatile in cucina. Può essere mangiato crudo nelle insalate o pinzimonio, si sposa benissimo col pesce, donando un tocco fresco ai piatti. Per un primo light, vellutata di finocchio. In alternativa gustatelo come contorno, gratinato o cotto al vapore.
Alcuni soggetti ipersensibili possono manifestare i segni di allergia al finocchio, con irritazione e prurito di bocca, lingua e gengive. Questo tipo di irritazione, si può manifestare più facilmente con l’olio essenziale e in chi è allergico alle mele. Una curiosità: il finocchio viene usato in cucina in virtù della sua capacità di conferire, grazie ai suoi oli essenziali, sapori e odori forti alle pietanze. Peraltro, il verbo “infinocchiare”, sinonimo di “imbrogliare” e “raggirare”, deriva proprio da questa sua caratteristica: anticamente, i cantinieri erano soliti insaporire il vino più scadente con i semi di finocchio, celando in questo modo al cliente la modesta qualità del prodotto venduto.