Il terremoto di oggi al Centro Italia: scossa tettonica, non c’entrano le ricerche di idrocarburi. Ma…

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Il terremoto del 24 agosto 2016 tra Lazio, Marche ed Abruzzo. Terremoto tettonico: non c’è alcuna relazione con le ricerche di idrocarburi.

E’ comunque evidente che le reiniezioni ad alta pressione di fluidi nel sottosuolo interessato da faglie sismogenetiche devono essere “vietate” come misura di prevenzione.
Si sottolinea che questa misura preventiva va applicata all’alta val d’Agri dove il pozzo di reiniezione Costa Molina 2 ha reiniettato fluidi nel sottosuolo interessato dalle faglie sismogenetiche della sinistra Agri che sono tra le responsabili del disastroso terremoto del 1857, M=7,0 con oltre 10.000 vittime; stessa misura preventiva deve essere applicata ad Ischia e Nei Campi Flegrei dove sono state avanzate istanze per la realizzazione di centrali geotermoelettriche con reiniezione dei fluidi nel sottosuolo interessato da faglie sismogenetiche che, secondo i progetti, indurrebbero nuova sismicità.

Circa il terremoto di questa mattina, si legge su INGV:
“Relazione di dettaglio: Rieti Mw 6.0 del 2016-08-24 01:36:32 UTC; versione del 2016-08-24 ore 04:26:02 UTC.
Il terremoto avvenuto questa notte nella zona dell’Appennino centrale alle ore 3:36 (ora italiana) ha avuto epicentro in provincia di Rieti (presso il comune di Accumoli), ma ha interessato anche le province di Perugia, Ascoli Piceno, L’Aquila e Teramo. I comuni più vicini all’epicentro sono: Accumoli, Amatrice, Arquata del Tronto. La magnitudo locale (Richter) del terremoto è pari a 6.0. La magnitudo momento, calcolata con l’analisi delle forme d’onda della RSN, è pari a 6.0. La zona interessata dagli aftershocks, che in prima approssimazione rappresenta l’estensione della faglia attivata, è pari a circa 25 km ed è allineata in senso NNO – SSE. Questa dimensione è coerente con un terremoto di magnitudo 6. La mappa di scuotimento del terremoto più forte, calcolata con i dati della rete accelerometrica dell’INGV e del Dipartimento della Protezione Civile, indica uno scuotimento del terreno relativamente più alto nella zona Nord-Occidentale. I valori di picco più alti registrati sono pari a circa il 45% di g alla stazione della RAN di Arquata del Tronto, a 11 km dall’epicentro. La zona colpita dal terremoto odierno rientra nella fascia ad altissima pericolosità che corre lungo l’asse della catena appenninica. L’area è stata colpita da forti scosse di terremoto nel passato. I principali terremoti storici sono avvenuti nel 1639 (Magnitudo 6.2), 1646 (Magnitudo 5.9) e nel 1703 (Magnitudo 6.9) (fonte: CPTI15). Il meccanismo focale indica il movimento di una faglia di tipo estensionale con piani orientati NNW-SSE, in coerenza con la distribuzione degli aftershocks e con il regime tettonico dell’Appennino. Al momento, a tre ore dal terremoto, sono stati registrati numerosi aftershock, i maggiori dei quali sono nella zona di Norcia (PG) con magnitudo 5.1 e 5.4. Le profondità ipocentrali delle repliche sono modeste, quasi tutte entro i primi 10 km. I turnisti della sala sismica stanno localizzando i principali aftershocks della sequenza, concentrandosi al momento su quelli più forti. Alcune squadre di ricercatori e tecnici dell’Istituto sono sul terreno per installare reti temporanee di monitoraggio ad integrazione della rete permanente.”

Questo si legge sul INGV alle ore 11,00.
L’area era inserita tra le più pericolose dal punto di vista sismico.
Le ricerche di idrocarburi sono effettuate lungo la fascia costiera e non hanno alcuna relazione con il terremoto tettonico.
E’ da approfondire la limitata profondità ipocentrale stimata circa 4 km. Alcuni aftershocks sono strati ubicati fino a circa 10 km di profondità.
Si ricorda che le faglie sismogenetiche come quella che si è riattivata questa mattina interessano la parte superiore della crosta, da circa 10-12 km di profondità fino quasi alla superficie e spesso fino alla superficie del suolo.
Tutte le rocce a tetto e a letto della faglia contribuiscono ad evitare uno scorrimento continuo lungo la superficie di rottura preesistente.
Il disturbo antropogenico nel sottosuolo mediante, ad esempio, reiniezione di fluidi in pressione, può contribuire a destabilizzare l’intera faglia sismogenetica.
E’ evidente che le reiniezioni ad alta pressione di fluidi nel sottosuolo interessato da faglie sismogenetiche devono essere “vietate” come misura di prevenzione.
Si sottolinea che questa misura preventiva va applicata all’alta val d’Agri dove il pozzo di reiniezione Costa Molina 2 ha reiniettato fluidi nel sottosuolo interessato dalle faglie sismogenetiche della sinistra Agri che sono tra le responsabili del disastroso terremoto del 1857, M=7,0 con oltre 10.000 vittime; stessa misura preventiva deve essere applicata ad Ischia e Nei Campi Flegrei dove sono state avanzate istanze per la realizzazione di centrali geotermoelettriche con reiniezione dei fluidi nel sottosuolo interessato da faglie sismogenetiche.

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