Dopo aver interessato le coste meridionali della Repubblica Dominicana e la parte nord-orientale dell’Honduras, con abbondanti precipitazioni e venti piuttosto intensi dai quadranti meridionali, la tempesta tropicale “Earl” ormai punta decisa in direzione delle coste del Belize, dopo essersi rinvigorita durante il passaggio nel tratto di mare antistante le coste honduregne. Proprio in queste ore una allerta meteo è stata diramata in tutta la costa del Belize e sulla parte più meridionale della penisola messicana dello Yucatan, per l’imminente avvicinamento della tempesta tropicale “Earl” che ora rischia anche di essere promossa allo stadio di uragano di 1^ categoria sulla scala Saffir-Simpson, con venti medi sostenuti in grado di superare i 120 km/h. Le condizioni atmosferiche al momento sono abbastanza favorevoli per un ulteriore rafforzamento del sistema nel corso delle prossime 12 ore. “Earl” difatti muovendosi verso ovest e ovest-nord/ovest sarà costretto a transitare sopra un ampio tratto di mare caratterizzato da acque superficiali piuttosto calde, con valori prossimi ai +29°C +30°C.
Queste acque calde in alcuni tratti si estenderebbero a grande profondità, garantendo così un ottimo carburante per la rapida intensificazione della tempesta tropicale. Del resto parliamo di cifre più che sufficienti per agevolare lo sviluppo di un uragano, anche di 2^ o 3^ categoria Saffir-Simpson. Inoltre l’ambiente molto umido presente nei bassi strati non farà altro che supportare l’attività convettiva, facendola esplodere fino al limite superiore della tropopausa.
Non per caso proprio nelle ultime ore all’interno del nucleo centrale di “Earl” si è assistito ad una considerevole intensificazione dell’attività convettiva, con il conseguente sviluppo di enormi bande nuvolose spiraliformi che presentavano una maggiore simmetria. Dalle ultime moviole satellitari era evidente la formazione di queste grandi bande nuvolose spiraliformi che cominciavano ad invorticarsi nel tratto di mare antistante le coste del Belize e dell’Honduras, dando luogo a fortissime precipitazioni di carattere torrenziale.
Il debole “wind shear verticale” presente in loco non arrecherà alcun tipo di disturbo all’approfondimento della tempesta. L’ulteriore intensificazione dell’attività convettiva favorirà una diminuzione della pressione attorno il minimo centrale della tempesta, con un conseguente rinvigorimento della ventilazione che sfiorerà l’intensità di uragano di 1^ categoria Saffir-Simpson, con raffiche che nell’area attorno il nucleo centrale potranno superare la soglia dei 110-120 km/h. I venti più forti dovrebbero rimanere relegati in mare aperto, nel tratto poco a nord delle coste dell’Honduras.
Ma molte isole e piccoli atolli corallini ubicati nel tratto di costa antistante il Belize potranno essere investite da venti ciclonici piuttosto forti che raggiungeranno l’intensità di tropical storm, con punte di oltre 90-100 km/h. L’isola di Guanaja potrebbe essere quella maggiormente colpita dai venti di tempesta che potranno arrecare dei danni alla folta vegetazione locale. L’intensa ventilazione facente capo alla tempesta tropicale sta alzando anche un considerevole moto ondoso sul settore più occidentale del mar dei Caraibi, con onde di “mare vivo” che potranno superare anche i 4-5 metri di altezza, rappresentando una minaccia per la navigazione marittima.
Generalmente quando le tempeste tropicali o gli uragani si avvicinano alla costa, per effettuare il “landfall”, esse a causa dell’attrito esercitato dalla terra ferma e dall’orografia tendono a perdere forza per il rallentamento della convenzione. Tuttavia, le tempeste tropicali e gli uragani che si sviluppano nei Caraibi occidentali spesso possono subire delle intensificazioni sul loro settore destro, a causa delle acque molto calde con alto contenuto di calore latente che si trovano lungo la linea di costa.
La topografia della costa nella curva ad angolo retto tra il Belize, Guatemala e Honduras può agire per aiutare il rafforzamento temporanee di queste tempeste, costringendo l’aria ad essere deviata in senso antiorario. Quello che più preoccupa di “Earl” nella fase del “landfall” atteso nel pomeriggio di domani sulle coste del Belize, ancora più dei suoi forti venti, sono proprio le piogge di carattere torrenziali che una tempesta come questa può scaricare su un’area piuttosto vasta che comprende il nord dell’Honduras, il Guatemala settentrionale e il Belize, con accumuli pluviometrici potenziali di oltre i 200-250 mm.
Le piogge più forti dovrebbero colpire, già a partire da domani, gran parte del Belize e il Guatemala settentrionale, punto d’approdo del quadrante più occidentale di “Earl”, lì dove scorrono le più imponenti bande nuvolose spiraliformi del sistema, quelle in grado di apportare le precipitazioni più forti e abbondanti, con possibili accumuli superiori ai 200 mm. Queste forti precipitazioni potranno causare estesi “flash floods” con frane e smottamenti nelle zone che saranno maggiormente colpite.
Il pericolo sarà particolarmente marcato lungo la costa del Belize che sarà direttamente esposta al “landfall”. Ma le coste del Belize dovranno fare i conti anche con le mareggiate prodotte dai forti venti orientali che scorrono sul lato nord della tempesta. La forte ventilazione da Est e E-NE creerà un monto ondoso piuttosto rilevante, con lo sviluppo di onde di 4-5 metri di altezza che si dirigeranno verso le coste del Belize settentrionale e dello Yucatan più meridionale. Le ondate si romperanno con grande impeto lungo tutta la Belize barrier reef, che sarebbe la più grande barriera corallina dell’emisfero boreale e seconda solo alla Grande barriera corallina australiana.