Sempre più spesso accade che in Italia i meteorologi prevedono caldo che non c’è: “sarà la stagione più calda degli ultimi 100 anni“, o addirittura “di sempre” leggiamo ogni qual volta inizia una nuova stagione, soprattutto l’estate, con dichiarazioni di fantomatici esperti che si avventurano in previsioni a lunghissima scadenza assolutamente inverosimili, mortificando la scienza meteorologica. E soprattutto, di settimana in settimana si stanno moltiplicando gli annunci di “grande caldo” con l’arrivo del terribile “anticiclone africano“, che provocherà “punte di quaranta gradi” (!!!) e una “forte ondata di calore“. Tutte balle.
L’ultimo episodio lo stiamo vivendo proprio in questi giorni: per fine mese in tanti continuano ad annunciare super caldo sull’Italia, che però non ci sarà: soltanto in Sardegna e al Nord/Ovest avremo temperature elevate (ma comunque senza eccessi, i picchi massimi saranno di +34/+35°C e comunque isolati a pochissime località nelle zone interne), mentre un fresco respiro balcanico manterrà la colonnina di mercurio ben al di sotto rispetto alle medie del periodo sulle Regioni Adriatiche e meridionali, provocando forte maltempo su tutto il Centro/Sud. L’estate è ormai agli sgoccioli, l’autunno incombe e con le giornate sempre più corte e il maltempo che si sussegue di settimana in settimana, l’addio alla “bella stagione” è ormai imminente.
In un periodo storico in cui veniamo bombardati di notizie sul global warming, sui cambiamenti climatici e sull’imminente catastrofe planetaria senza considerare che la stragrande maggioranza della popolazione non possiede le nozioni di base per interpretare nel modo corretto i dati climatici e quindi capire davvero cosa significano certe dichiarazioni e cosa sta succedendo al nostro Pianeta, la “deriva caldofila” diventa un elemento molto serio e preoccupante non soltanto per il mero errore previsionale, ma anche per la credibilità della meteorologia.
Prendiamo l’esempio di questi giorni. La prossima settimana su gran parte d’Italia ci sarà fresco e maltempo. Molti mass-media annunciano invece l’arrivo del grande caldo. E quando pubblichiamo sulla pagina facebook di MeteoWeb i nostri articoli con le previsioni corrette che annunciano il fresco respiro balcanico su gran parte del Paese, ovviamente in molti ci chiedono come mai siamo “gli unici” a parlare di questo fresco mentre “tutti gli altri annunciano il grande caldo“, invitandoci a “metterci d’accordo“. Adesso è chiaro che qui nessuno deve mettersi d’accordo con nessuno, e che per fortuna ognuno è libero di fare le proprie previsioni. Anzi, proprio nella diversità sta all’utente di ogni servizio scegliere quello migliore, cioè – in questo caso – la previsione che poi si rivelerà più affidabile e precisa.
Ma la deriva caldofila delle previsioni meteo è reale ed è giunto il momento di porre una serie riflessione sul tema. L’episodio della prossima settimana è soltanto l’ultimo di una lunga serie: basti ricordare la storica ondata di gelo e neve del 31 dicembre 2014, appena un anno e mezzo fa, quando la neve cadeva copiosa (come non accadeva da oltre un secolo) sulle spiagge di Calabria e Sicilia. Un evento da record, sottovalutato e snobbato dalla totalità delle previsioni meteo italiane al punto che i lettori di MeteoWeb, leggendo i nostri articoli che annunciavano appunto le nevicate che poi si sarebbero concretizzate, ci chiedevano come mai eravamo gli unici a indicare quella tendenza. Una previsione che mappe alla mano era in realtà semplice e chiara, per quanto clamorosa.
E’ ormai chiaro che il meteo dei TG o quello delle APP e dei siti commerciali più noti (che forniscono i dettagli comune per comune con calcoli automatici dei computer che non potranno mai essere affidabili come gli articoli filtrati dall’esperienza e dalla conoscenza umana), abbiano una scarsa affidabilità. Ma non è corretto fornire agli utenti un quadro così esageratamente differenziato. Cerchiamo quantomeno di capire quali siano le cause di questa deriva che compromette in generale la credibilità della meteorologia in Italia.
- Condizionamento da “global warming” – Uno dei principali motivi della deriva “caldofila” è il condizionamento da “global warming”. E’ evidente, dati alla mano, che le temperature nel pianeta stiano aumentando di anno in anno, ma questo tipo di dati climatici non può avere alcun tipo di influenza sulle previsioni meteo. Infatti la climatologia e la meteorologia sono due scienze completamente differenti, che studiano elementi e fattori in alcun modo correlati. La climatologia si occupa di analisi di lungo periodo e su larga scala (ad esempio le anomalie termiche sulla Terra negli ultimi 6 mesi), la meteorologia invece si occupa del tempo “qui ed ora”, ad esempio la temperatura di domani a Napoli. E il fatto che nel Pianeta faccia sempre più caldo, non significa che non si possano verificare episodi di freddo e neve anche da record (come accade ogni anno in varie parti del mondo). Le medie sono sempre e soltanto il risultato di sbalzi estremi, e anche quelli freddi continuano ad esserci. Inoltre sull’esasperazione del concetto di “global warming” andrebbe fatta un’altra attenta riflessione, non solo sulle cause di questo trend (con ogni probabilità naturale), ma anche sulla sua reale entità.
- Il “triangolo” del meteo in Italia – Anche nelle previsioni meteo dei TG e dei principali mass-media abbiamo una sorta di “razzismo” territoriale, come se l’Italia fosse soltanto Roma, Milano e Torino. Il “triangolo” delle tre principali città del Centro/Nord, che poi va ad includere anche Genova e Firenze. E così abbiamo un’Italia fatta da Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana e Lazio. Molto spesso quando osserviamo le previsioni meteo ci sembra che tutto ciò che accada al Sud, sulle isole, nelle Regioni Adriatiche e al Nord/Est venga completamente ignorato. E in effetti la prossima settimana sul “triangolo” del meteo in Italia, cioè su Torino, Milano e Roma, ci sarà bel tempo e anche caldo (ma senza gli eccessi annunciati). L’Italia, però, non è fatta soltanto da queste tre città…
- Le pressioni dal settore turistico – Negli ultimi anni molte polemiche hanno coinvolto i meteorologi e le associazioni di settore del turismo. Albergatori e operatori turistici hanno lamentato il “catastrofismo” di molte previsioni meteo che annunciavano maltempo che poi non ci sarebbe stato. Dando per assodato che le previsioni meteo non sono certezze, e quindi si possono sbagliare, ormai è certificato che una previsione a 24-48 ore ha margini di errore davvero minimi, e molto raramente ci sono stati gli strafalcioni previsionali lamentati dagli operatori turistici, evidentemente colpiti dalla crisi economica, alla ricerca di alibi nelle previsioni del tempo per giustificare le difficoltà del settore. Invece proprio per il turismo, le previsioni meteo sono un servizio molto importante: in ogni weekend e in ogni festività siamo costretti a raccontare di gente che muore in mare o in montagna, molto spesso per non aver consultato le previsioni meteo o per averle sottovalutate. Siamo i primi a schierarci dalla parte del turismo, unica grande risorsa economica per l’Italia, purché questo non diventi speculativo al punto di pregiudicare la sicurezza dei vacanzieri. I meteorologi non devono in alcun modo cedere alle minacce e alle pressioni degli albergatori di turno: se c’è il rischio di pioggia, va annunciata anche se è il weekend più atteso dell’anno per le vacanze e le attività all’aperto.
- Lo scetticismo e la malinconia della passione per freddo e neve – Ultimo elemento che a nostro avviso spiega le previsioni caldofile, è la natura di molti meteorologi: sono appassionati di meteorologia, amanti del freddo e della neve, colpiti da quello stato d’animo di scetticismo e malinconia che priva molti appassionati di un giudizio lucido e corretto della situazione meteo, sempre vogliosi di freddo e neve, e quindi spesso vittime della “delusione depressiva” tipica di chi desidera sempre qualcosa che non si verifica. Non perchè non faccia mai freddo e maltempo, ma perchè l’ambizione sarebbe quella di vivere in un’era glaciale. Un problema che affligge molti appassionati, ma che risulta inammissibile per professionisti che elaborano previsioni meteo per il grande pubblico.