E’ emergenza antrace nel nord della Siberia dove un ragazzino di 12 anni è morto ieri ed almeno otto persone risultano aver contratto il batterio attraverso il contatto con renne infette. In totale 90 persone, tra cui 50 bambini, si stanno sottoponendo ai test in ospedale nella remota regione settentrionale russa. Sono oltre 2.300 le renne morte di antrace, complice un’ondata di caldo, la massima ha raggiunto i 35 gradi, inusuale nell’area, che ha risvegliato il batterio che di solito vive in stasi nel permafrost, lo strato di terra congelata che contraddistingue l’habitata siberiano. L’antrace o ‘carbonchio‘ è dovuta al ‘bacillus anthacis‘ e spesso si rivela letale anche se, in genere, la sua diffusione non è rapida. Una precedente epidemia risale al 1941.
I casi di antrace confermati sono per ora 20. Le famiglie dei pastori di renne sono state fatte sfollare in un campo a 60 chilometri dal focolaio dell’epidemia che è stata facilitata dalle temperature eccezionalmente elevate in tutta la Russia quest’estate, con punte nella regione superiori ai 35 gradi che hanno portato allo scioglimento del permafrost da cui potrebbe essere emersa una carcassa di renna infetta. Nella regione sono state inviate unità militari specializzate nella guerra biologica.
“Abbiamo deciso di effettuare esami su tutti i bambini di famiglie dei pastori di renne, anche se non presentano sintomi“, ha spiegato la portavoce del governatore della regione di Yamal Natalya Khlopunova, precisando il numero di minori ricoverati, in una intervista alla Tass. L’ultima epidemia di antrace nella regione risale al 1941. Le spore dei batteri dell’antrace possono rimanere nel suolo per anni prima di essere assorbite da un animale attraverso una ferita. Le comunità nomadiche Nenets, che si spostano con le loro renne, sono a rischio di estinzione, per i grandi progetti di sfruttamento energetico che bloccano le strade di migrazione e l’aumento delle temperature che scioglie i ghiacci in anticipo e ostacola gli spostamenti degli animali (ogni nenet ha una renna sacra che non può essere uccisa fino a che sta in piedi, dicono).