Gli esperti riuniti nel Congresso europeo di cardiologia (Esc 2016), che si e’ aperto oggi a Roma, hanno rilevato che il 25% delle 50.000 persone che muoiono di infarto ogni anno in Italia potrebbe salvarsi con il defibrillatore: la maggiore efficacia si registra se l’intervento viene somministrato entro 5 minuti dall’evento, mentre ogni minuto che passa si riduce la possibilita’ di sopravvivere del 10%. “Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la principale causa di morte in Italia, essendo attribuibile a queste patologie oltre il 41% dei decessi registrati ogni anno, ben oltre la percentuale del 28,4% ascrivibile a tutte le patologie tumorali e considerando gli anni potenziali di vita perduti, ovvero gli anni che ciascun deceduto avrebbe vissuto se fosse morto ad un’eta’ pari a quella della sua speranza di vita, le malattie cardiache causano ogni anno la perdita di oltre 300.000 anni di vita della popolazione con meno di 65 anni,” spiega Leonardo Bolognese, direttore di cardiologia dell’ospedale di Arezzo. “Le aritmie fatali piu’ spesso colpevoli di arresto cardiaco sono le aritmie ventricolari e tra queste la fibrillazione ventricolare. La malattia coronarica, con una prevalenza dell’80%, rappresenta di gran lunga la causa piu’ frequente di morte cardiaca improvvisa (Mci),” dichiara Michele Gulizia, direttore di cardiologia dell’ospedale Garibaldi di Catani. “E‘ fondamentale il luogo in cui avviene l’evento di Mci: la localizzazione e’ importante per determinare le modalita’ piu’ opportune di intervento, la cosiddetta ‘catena della sopravvivenza’, e l’organizzazione delle risorse“.