Contro la meningite la profilassi d’emergenza efficace e sicura. Lo assicura Alberto Villani, responsabile di Pediatria generale e malattie infettive dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, a poche ore dalla morte della ragazza italiana che aveva partecipato alla Giornata mondiale della gioventù a Cracovia. “In caso di stretto contatto con un soggetto affetto da meningite è possibile proteggersi con una profilassi d’emergenza, ovvero con una terapia antibiotica specifica per il tipo di germe responsabile, su prescrizione dell’autorità sanitaria“, sottolinea Villani. “La profilassi avviata entro le 48 ore dal contatto è efficace e sicura, tuttavia quanto più è precoce è il trattamento, tanto maggiori sono le probabilità che abbia successo e che la malattia guarisca senza esiti. Purtroppo le meningiti sono malattie molto gravi e anche quando la diagnosi viene fatta tempestivamente, e la terapia antibiotica praticata subito e in maniera adeguata, la possibilità di guarire completamente è inferiore al 50%“.
Esistono forme batteriche e virali dell’infezione, entrambe possono essere mortali. Il contagio avviene per via aerea, ma occorre un contatto molto ravvicinato. Nella prima fase della malattia, ovvero nelle prime 7-10 ore, i sintomi sono quelli di una normale influenza. Dopo 10 ore le manifestazioni cominciano a caratterizzarsi: mal di testa molto intenso, rigidità del collo e febbre elevata. Nell’ultima fase, tra le 20 e le 36 ore, si presentano i sintomi gravi e tipici della meningite: perdita di conoscenza, convulsioni, macchie sul corpo. “La meningite è una malattia difficile da riconoscere nelle fasi iniziali. La diagnosi viene fatta in genere quando si manifestano i sintomi più tipici e spesso, purtroppo, è già troppo tardi“, aggiunge l’esperto.
Le categorie più a rischio sono i bambini nella primissima infanzia e i giovani dai 15-18 anni ai 24-25 anni. “Queste ultime sono epoche della vita in cui sono frequenti le occasioni di convivialità, in cui si sta insieme, magari si beve dallo stesso bicchiere o si mangia con le stesse posate e le situazioni di socializzazione favoriscono il contagio“, prosegue Villani. In Italia si registrano circa 1.000 nuovi casi ogni anno e 1 persona su 10, tra chi si ammala, muore. Tre su 10 riportano esiti gravi e permanenti. Malgrado i progressi della medicina nella rianimazione e nell’assistenza al paziente, la mortalità non è diminuita e circa il 10% delle persone ammalate perde la vita. Il 50-60% guarisce completamente, mentre il 30% sopravvive riportando conseguenze anche molto gravi (15 bambini su 100 hanno complicanze così gravi da richiedere protesi acustiche o degli arti, cicatrici invalidanti, seri problemi alla vista, deficit neuro-motori) con un costo umano, sociale e sanitario altissimo.
L’unica arma per difendersi, per proteggere soprattutto i bambini e chi è più vulnerabile all’aggressione dei batteri, è la vaccinazione. Oggi sono disponibili vaccini specifici per la meningite da Haemophilus influenzae di tipo B e per le forme – le più frequenti – causate dallo pneumococco e dai ceppi principali (A, B, C, Y, W 135) del meningococco. Sebbene sia importante seguire l’apposito calendario, è possibile vaccinarsi contro la meningite a qualsiasi età. “Vaccinarsi è fondamentale – conclude Villani – In mancanza di vaccinazione, infatti, il batterio responsabile della malattia circola di più e, conseguentemente, colpisce in misura maggiore. Chi non si vaccina non danneggia solo se stesso, ma mette a repentaglio anche gli altri. Attualmente accade anche che siano giovani adulti che non hanno effettuato i richiami vaccinali, o anziani non vaccinati, a contagiare bambini e neonati“. (AdnKronos)