L’investimento decolla verso lo spazio, ma la partita per farlo fruttare si giocherà soprattutto sulla superficie terrestre. “La sfida sarà sviluppare nel segmento di terra applicazioni per estrarre valore dai dati, selezionando le informazioni importanti“, spiega a Marco Valsecchi per LaPresse il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, commentando l’attivazione annunciata nei giorni scorsi da parte del ministero dello Sviluppo economico del piano stralcio ‘Space economy‘, resa possibile dalla richiesta di finanziamento pari a oltre 350 milioni a valere sul Fondo di sviluppo e coesione. “Il risultato – sottolinea il presidente dell’Asi – di un anno di lavoro fatto dalla cabina di regia sullo spazio attivata da Palazzo Chigi, che ha ascoltato le richieste degli stakeholder per capire dove indirizzare i finanziamenti pubblici e privati“. Volendo usare una metafora, si sta facendo quello che si è fatto nel secolo scorso costruendo autostrade, con l’obiettivo di far nascere intorno ai dati provenienti dallo spazio un’industria che abbia un impatto economico paragonabile a quello avuto a suo tempo dall’apparire di quella automobilistica. Le linee fondamentali di attività, ha reso noto il Mise, saranno tre: il programma Satcom per lo sviluppo di nuovi sistemi di comunicazione satellitare, Mirror Copernicus per la realizzazione di sistemi per l’ambiente e la gestione dei rischi e Mirror Galileo, mirato alla gestione del traffico. Se i satelliti per le telecomunicazioni hanno reso evidente che esiste una “parte della space economy che ha già raggiunto un grado di maturità economica in grado di far nascere un’industria capace di progredire anche autonomamente“, Battiston segnala come la “nuova frontiera” non sia tanto quella legata alle Tlc, quanto “quella relativa all’osservazione del pianeta“. Non solo a livello ottico, ma anche nelle frequenze del non visibile, e con una precisione sempre maggiore. Un ambito che fornirà dati utilizzabili in diversi settori: dai trasporti all’agricoltura di precisione, dal monitoraggio dei cambiamenti climatici a quello delle infrastrutture, fino al controllo dei danni prodotti dai disastri naturali. I ricavi che si andranno a generare a fronte di questi investimenti saranno un mix di pagamenti diretti per dei servizi specifici e – soprattutto – pagamenti indiretti che arriveranno da pubblicità, brandizzazione e applicazioni secondarie.
“E’ il tipico vantaggio della new economy“, argomenta Battiston, “la nuova economia dell’informazione gratuita crea ritorni da attività economiche non legate al dato primario“. Per giocare un ruolo da protagonista in questo ambito, l’Europa – pur forte di risorse e infrastrutture importanti -, dovrà superare una propria difficoltà storica: la scarsa propensione per gli investimenti a rischio. D’altra parte, ragiona il presidente dell’Asi, “quella dei Big Data è una questione globale, che non possiamo lasciare nelle mani di pochi grandissimi operatori specializzati“. Come la Cina si è dotata dei suoi equivalenti di Google, Amazon e Facebook, insomma, anche a livello europeo bisognerà far sì che nascano e si sviluppino player in grado di farsi valere in questo campo, offrendo servizi a partire dalle informazioni che giungono dai satelliti. Se i dati sono in larga parte gratuiti, la questione fondamentale è comunque quella del controllo del loro flusso e della garanzia di poter continuare ad avere l’informazione nel tempo. Motivo per cui a livello europeo si lavora per dotarsi di infrastrutture proprie che siano competitive e all’avanguardia. “Il sistema Galileo di navigazione satellitare, ad esempio, sarà molto meglio del Gps – segnala Battiston – e avrà il vantaggio strategico di non poter essere spento sotto il nostro naso. Non è possibile costruire una grande industria senza un controllo di questo tipo. La sua precisione di puntamento permetterà l’attivazione della guida automatica di veicoli e droni, con dei valori di ritorno economico ingentissimi“. Tutto questo, all’alba di quella che si preannuncia come una rivoluzione epocale. “Le costellazioni di piccoli satelliti consentiranno di creare visibilità in tempo reale: il futuro sarà un filmato continuo dell’evoluzione del pianeta“, anticipa Battiston, preannunciando che “questo aprirà un settore di applicazioni illimitato“.