Spazio: una “danza” per studiare la corona del Sole, nel 2019 il lancio dei satelliti Proba 3

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Oscurare il Sole artificialmente, come avviene durante un’eclissi, per poter studiare i fenomeni che interessano la superficie della nostra stella, come vento e tempeste solari, attraverso l’osservazione della corona solare. È questa l’intenzione dell’European Space Agency (ESA), che lancerà nel 2019 una coppia di mini-satelliti: la terza generazione della missione “Proba”.

Ad ogni orbita uno dei due satelliti “Proba-3”, allineati alla nostra stella a una reciproca distanza di 150 metri, occulterà il Sole all’altro, creando così delle eclissi artificiali che dureranno qualche ora, anziché i pochi minuti di quelle naturali (la missione illustrata in questo video dell’ESA). Un tempo durante il quale gli astronomi potranno studiare approfonditamente l’attività della superficie solare.

Abbiamo a bordo due strumenti scientifici – spiega Damien Galano, Payload Manager di Proba-3 – Si tratta di ASPIICS, un coronografo per osservare la corona solare alla luce visibile, e DARA, un radiometro per misurare l’irradianza solare totale, un parametro scientifico sul quale esiste ancora qualche incertezza“.

Le eclissi – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – rappresentano occasioni uniche per lo studio del Sole. La corona solare è la regione più esterna dell’atmosfera della nostra stella. Si estende per milioni di chilometri ma è, in genere, molto tenue, e diventa ben visibile proprio quando il disco solare si oscura.

“La corona solare è un milione di volte più tenue del Sole stesso, e abbiamo quindi bisogno di bloccare la luce del disco solare per poterla vedere – aggiunge Galano -. I satelliti di Proba-3 permetteranno, ad esempio, di ridurre il fenomeno della diffrazione della luce solare”. Gli strumenti scientifici a bordo di Proba-3 potrebbero trovare applicazioni anche nello studio degli esopianeti simili alla Terra. “La sfida è analoga – conclude lo scienziato dell’ESA –, con la differenza che le stelle attorno alle quali orbita un esopianeta, rispetto al Sole, rappresentano una sorgente di luce puntiforme.”

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