La Commissione Grandi Rischi, d’intesa col Capo Dipartimento della Protezione Civile, si è riunita il giorno 25/8/2016 a seguito del drammatico terremoto che ha colpito l’Appennino Centrale nella zona attorno ad Amatrice nella notte del 24/8. Le risultanze della riunione sono contenute nel Verbale consegnato al Dipartimento, di cui si riporta qui una sintesi.
“La Commissione esprime il suo cordoglio per le vittime di questa nuova tragedia e al contempo si complimenta con il DPC per l’efficacia con cui sta affrontando l’emergenza. Lo scopo della riunione era la valutazione dei possibili scenari evolutivi dell’evento, alla luce delle informazioni attualmente disponibili, e la proposta di misure atte a ridurre la vulnerabilità, con speciale attenzione alla salvaguardia della vita umana. L’evento di Amatrice del 24 agosto 2016 si inserisce nella sismicità che ha sconvolto l’Appennino centrale negli ultimi secoli e decenni e può essere considerato come un tipico terremoto appenninico, compatibile con la storia sismica e con il contesto sismotettonico regionale. I dati disponibili non evidenziano anomalie nella sismicità nelle settimane precedenti, che possano essere collegate all’evento principale. Nelle prime 36 ore, la sequenza ha seguito il decorso tipico delle sequenze sismiche appenniniche, con un numero relativamente alto di scosse di assestamento. Tuttavia, altre volte nel passato le sequenze sismiche di questa regione hanno avuto una ripresa o si sono propagate alle aree limitrofe, ad esempio per gli eventi del 1703 (con due eventi di magnitudo quasi 7 a distanza di un mese) e del 1639 (con una distribuzione dei risentimenti simile a quella della scossa del 24/8). Tre aree contigue alla faglia responsabile della sismicità in corso non hanno registrato terremoti recenti di grandi dimensioni e hanno il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo (M6-7). Queste aree identificano possibili futuri terremoti nella regione già colpita dagli eventi degli ultimi anni. Come emerge dalle prime risultanze dei danni provocati dal terremoto del 24 Agosto, le criticità sono legate alle vulnerabilità tipiche delle varie tipologie edilizie storiche presenti non solo in questa zona, ma anche in buona parte d’Italia. Si tratta di vulnerabilità ben note, collegate in gran parte a carenze costruttive originarie ma anche a scarsa manutenzione ed alla trasformazione degli edifici nell’arco del tempo. L’esperienza dei terremoti passati ha dimostrato che è possibile aumentare considerevolmente la sicurezza, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia delle vite umane, anche con interventi di miglioramento sismico limitati e localizzati, accompagnati da una adeguata manutenzione. Si raccomanda pertanto di intensificare l’azione delle amministrazioni pubbliche al fine di velocizzare e completare i programmi già avviati per la valutazione della vulnerabilità e la riduzione del rischio sismico nell’intera regione, con particolare attenzione agli edifici strategici e rilevanti, e di incoraggiare i proprietari a valutare la vulnerabilità sismica delle proprie abitazioni e ad intraprendere le azioni migliorative conseguenti.”