Il terremoto che ha colpito l’Italia centrale “ricade in una zona già inserita nella Mappa sismica italiana e nella Mappa, pubblicata a inizi 2003 in Gazzetta Ufficiale, questa zona appenninica era già stata classificata come ad alta pericolosità sismica”. A metterlo in evidenza è il sismologo e geofisico Enzo Boschi, raggiunto telefonicamente dall’Adnkronos. Boschi, uno dei massimi esperti europei di terremoti ed ex presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), sottolinea che “la Mappa sismica italiana risale al 2003 e fu voluta subito dopo il terribile terremoto di San Giuliano di Puglia del 31 ottobre 2002 che uccise 27 bambini e un’insegnante” nel crollo della scuola Francesco Jovine. La Mappa, ricorda Boschi, “fu fortemente voluta dall’allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta che, all’indomani del terribile terremoto di San Giuliano di Puglia, ci chiamò e ci chiese di pubblicare tutti i dati sul rischio sismico in Italia”. La mappa, continua il geofisico, “fu pubblicata a inizio 2003 in Gazzetta Ufficiale con decreto del Presidente del Consiglio e, nel 2009, divenne legge. Sulla base di questa mappa della sismicità in Italia, cioè, bisognava realizzare interventi di prevenzione antisismica sugli edifici”.
“L’area appenninica in cui è avvenuto il terremoto di questa notte è identificata come ad alta pericolosità sismica, la massima in Italia” per rischio terremoti. Si tratta, sottolinea, “della stessa area sismica de L’Aquila e dell’Umbria, tutte zone ad alto rischio sismico che hanno registrato di recente violenti terremoti”.
“Bisogna fare grande attenzione nelle prossime ore e giorni perché in queste zone spesso avvengono forti ‘scosse a coppie’, cioè si ripete una seconda scossa forte nella stessa zona e uguale alla prima”. “A fronte di questo alto rischio, non bisogna entrare negli edifici che sono rimasti in piedi oggi prima di un attento controllo di tecnici e esperti della Protezione Civile”, avverte Boschi. “Nel terremoto dell’Emilia Romagna si ebbe, a distanza di pochi giorni, una forte scossa uguale alla prima e le maggiori vittime si ebbero proprio a causa della seconda perché molte persone entrarono negli edifici ancora in piedi, senza preventivi controlli sulle strutture”.
Sul fronte dei terremoti “siamo ancora indietro sulla prevenzione”. “A Norcia, dove dopo il terremoto del 1979 si è proceduto con interventi antisismici sugli edifici, i danni provocati dal sisma di questa notte sono quasi irrilevanti” indica l’ex presidente dell’Ingv. “Purtroppo in Italia si costruisce bene, con criteri antisismici, solo dopo un terremoto grave” aggiunge Enzo Boschi. “Eppure l’area colpita oggi dal grave sisma è una zona in cui la Terra si sta come ‘lacerando’, un’area che è nota per essere ad alto rischio sismico”. “Quando nel 2003 è stata pubblicata la Mappa del rischio sismico in Italia, bisognava intervenire con lavori di prevenzione sugli edifici nelle zone più vulnerabili, ma non in tutte le zone è stato fatto. Invece – conclude Boschi – le maggiori vittime il terremoto le provoca proprio con i crolli di case ed edifici”.