“In Italia i danni causati da catastrofi naturali sono stati risarciti tramite interventi ex post, generalmente ricorrendo a finanziamenti ad hoc. Per tali eventi, dal 1997 al 2003, sono stati stanziati 32 miliardi (fabbisogno finanziario stimato), di cui il 30% per le abitazioni civili. L’importo realmente assegnato – spiega Antonio Coviello, ricercatore Iriss-Cnr e docente di marketing assicurativo delll’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli – è quantificabile in 13,5 miliardi, di cui il 35% per abitazioni civili (Dati Ania-Dipartimento protezione civile). Secondo i dati della Banca d’Italia del 2013, quasi il 40% delle abitazioni italiane (10,6 milioni) sono soggette a rischio sismico, ossia appartengono alla fascia 1 o alla fascia 2, mentre oltre il 55% dei comuni ha un rischio elevato o molto elevato di alluvioni.
Per affrontare queste problematiche, e anche per ovviare al malcontento derivante dall’inefficiente utilizzo delle risorse destinate al riguardo (basti pensare alla ricostruzione delle abitazioni distrutte nel terremoto campano del 1980), si è pensato da tempo di ricorrere ad un sistema assicurativo pubblico-privato, cosa che avviene anche all’estero: per esempio in Francia esiste una cassa centrale di riassicurazione, cioè un sistema che permette alle assicurazioni di garantirsi a loro volta con lo Stato, che funge per l’appunto da riassicuratore di ultima istanza, onde evitare che le compagnie possano trovarsi sprovviste dei mezzi necessari per ottemperare ai risarcimenti previsti. Situazione simile è possibile trovare anche in Belgio, Spagna, Regno Unito e Germania.
La stima dei costi complessivi del dissesto idrogeologico e dei terremoti, in Italia, è variabile ma può essere stimata, dal 1944 al 2013, in circa 254,3 miliardi di euro, cioè circa 3,7 miliardi di euro l’anno. Il 75% di questa cifra, ossia 190 miliardi di euro (2,8 l’anno), è relativo ai soli terremoti. Una cifra enorme è relativa al periodo dal 2010 al 2012, annate caratterizzate dai danni conseguenti il terremoto dell’Aquila e da quelli del terremoto in Emilia oltre che da varie alluvioni, durante cui dissesto idrogeologico e sismi sono costati al nostro paese oltre 21 miliardi di euro (7,3 l’anno). Analizzando esclusivamente i terremoti, inoltre, si può notare una stima di 176 miliardi di euro per i danni dal 1944 al 2009 e di ben 14 miliardi dal 2010 al 2012, cifra che tiene conto della ricostruzione delle infrastrutture e del soccorso (Fonte: Elaborazioni Cresne).
Se analizziamo le aree geografiche, notiamo che il rischio sismico per le abitazioni è particolarmente elevato nel Sud, dove sfiora il 68%, mentre il centro Italia si attesta al 40,3% di abitazioni a rischio. Al Nord-Est i dati si attestano sul 22,2%, mentre scendono al solo punto percentuale se preso in considerazione il Nord-Ovest (Elaborazioni Cresne su Dati Istat e Protezione Civile).
Delle abitazioni a rischio, ad oggi, solo l’1,65% risulta assicurato, per una stima del valore di 85 miliardi di euro, secondo i dati delle compagnie assicuratrici.
Attivare una partnership pubblica e privata che preveda una franchigia minima a carico dell’assicurato (a seconda del rischio della zona), una copertura assicurativa a carico del proprietario e un sistema di riassicurazione pubblico anche a livello internazionale permetterebbe, in caso di calamità particolarmente catastrofiche, di moderare l’intervento dello Stato, secondo il sistema in uso in molti paesi europei. Si potrebbero prevedere in parallelo da una parte il sistema di protezione e prevenzione classico, dall’altra un sistema di risarcimenti certi in tempi rapidi, attuabili necessariamente in abbinamento al sistema riassicurativo che aiuterebbe anche a chiarire gli effettivi costi, i risarcimenti dovuti e le relative tempistiche. L’assicurazione fungerebbe inoltre da utile incentivo verso la prevenzione e l’innovazione tecnologica per la messa in sicurezza delle abitazioni, alle quali va naturalmente abbinata.
L’Ania ha calcolato che, in media, con 100/150 euro l’anno ogni appartamento potrebbe assicurarsi da eventualità calamitose. Oggi il cittadino-contribuente italiano non è abbastanza consapevole che anche senza sostenere direttamente il costo di una polizza in realtà spende soldi per gestire gli effetti delle calamità, senza però alcuna certezza sul quanto né sul quando del risarcimento dovuto.“