“Siamo eredi, indegni, di un grande patrimonio che ci e’ stato lasciato. Indegni perche’ non lo proteggiamo. Non ascoltare e’ colpevole. Davanti a catastrofi cosi’ non si puo’ parlare di fatalita'”. L’architetto e senatore a vita Renzo Piano, sul ‘Corriere della Sera’, esorta a cambiare radicalmente registro nella ricostruzione delle aree colpite dal terremoto e, in generale, nella tutela del nostro patrimonio. Perche’ “la nostra bellezza e’ un valore profondo- dice- La speranza che ci deve guidare, dopo quei tanti, troppo morti, e’ quella di una grande operazione per il futuro: cancellare il fantasma della fatalita’, tutelare le vite umane, rendere meno fragile questa grande bellezza”. A partire da una scelta prima di tutto morale: intervenire sui luoghi del sisma: “Non si deve allontanare la gente da dove ha vissuto- raccomanda Piano- L’anima dei luoghi non si puo’ cancellare. Bisogna ricostruire tutto com’era e dov’era”. E “ne’ container ne’ tendopoli”, raccomanda il senatore a vita, che ripropone i suoi ‘rammendi’, con “un cantiere leggero. Si possono fare in poco tempo case di legno a 600 euro al metro quadrato. Come a Onna, in Abruzzo. Finita la ricostruzione si ricicla tutto: il terreno occupato poi torna a essere campo di grano o pascolo”. Certo, sottolinea, “i tempi del cantiere leggero sono piu’ lunghi, questa e’ un’operazione sottile, quasi omeopatica. Un rammendo che si avvicina al mio impegno da senatore sulle periferie. Sicurezza, terremoto, dissesto idrogeologico si portano dietro un’idea di fondo comune: quella di ricucire senza distruggere, la leggerezza come dimensione tecnica e umana”. Renzo Piano cita infine l’esempio dell’esperienza gia’ fatta con l’Unesco 40 anni fa per il recupero dei centri storici: “L’idea base aveva a che fare con la scienza medica, usare la diagnostica per fare interventi meno invasivi possibile, come con la microchirurgia”.
Terremoto, Renzo Piano: “i luoghi hanno un’anima, ricostruiamo senza distruggere e cancelliamo il fantasma delle fatalità”
