“Il presidente del Consiglio mi ha chiamato all’ultimo momento, venendomi a trovare voleva discutere con me sulla ricostruzione. Non mi ha dato un incarico, non era questo lo scopo. Anche se, come senatore a vita, oltre ad occuparmi di periferie potrei dare un contributo sul dopo-terremoto. Da me Matteo Renzi voleva dei consigli, una visione, un aiuto per un grande progetto. Gli ho detto: ci vuole un cantiere che impegni due generazioni. E con un respiro internazionale, contributi dal mondo intero“: queste le parole di Renzo Piano, in un’intervista rilasciata a Repubblica, dopo l’incontro con il premier Matteo Renzi. “Per i sopravvissuti che hanno perso le case bisogna operare con cantieri leggeri, che non allontanino le persone dai luoghi dove abitavano. Non tendopoli ma edifici leggeri, vicinissimi, che si potranno smontare e riciclare in seguito. Abbiamo parlato di una visione non-partisan, che possa essere condivisa da tutti a prescindere dagli orientamenti politici. E di una visione internazionale, che ispiri un disegno di lunga portata. L’emergenza come primo tassello strettamente inserito in un progetto di lungo termine“. “Parliamo di tutta la dorsale degli Appennini, la spina dorsale dell’Italia da Nord a Sud. Parliamo di un intervento progettato su 50 anni e su due generazioni. Parliamo di contributi internazionali anche perche’ la straordinaria bellezza dell’Italia non appartiene solo a noi, e’ un patrimonio dell’umanita’. Abbiamo ereditato una natura meravigliosa, generazioni di nostri antenati dall’Antica Roma all’Umanesimo l’hanno addomesticata, ingentilita, noi a volte siamo stati crudelmente inadeguati“. “Ovviamente si deve agire subito, con urgenza massima, per mettere a norma antisismica gli edifici pubblici. Ma la stragrande maggioranza sono privati. E non puoi costringere i privati se non hanno le risorse. Qui pero’ si sa come intervenire: incentivi, sgravi fiscali, come gia’ fatto nel campo energetico. Bisogna anche sapere intervenire nei passaggi generazionali, quando la casa dei nonni passa in eredita’, e una nuova generazione puo’ essere piu’ motivata a fare lavori di ristrutturazione. Deve entrare in modo permanente nelle leggi del paese, l’obbligo di rendere antisismici gli edifici in cui viviamo, cosi’ come e’ obbligatorio per un’automobile avere i freni che funzionano. Sul lato economico, non dimentichiamo poi che tutti i soldi spesi sono investimenti che generano ricchezza: oltre a salvare le vite umane danno lavoro a tante imprese, spesso micro-imprese, talvolta addirittura cantieri di auto-produzione familiare“.