Terremoto, salme tumulate ad Arquata: “i nostri morti restano qui”

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Quando passa uno dei carri funebri che portano nel cimitero di Arquata del Tronto una delle vittime del terremoto, un’anziana ospite della tendopoli di Borgo alza gli occhi e quasi sobbalza. Dopo giorni di tensione per il sisma, nei campi di accoglienza e’ stata una giornata “diversa”. Perche’ in tanti sono parenti, amici o conoscenti delle 35 vittime per le quali ad Ascoli sono stati celebrati i funerali solenni. Le famiglie hanno voluto riportare le salme nei cimiteri di Arquata e di Capodacqua. Hanno deciso che i loro cari “riposino li'” accanto a loro, non lontano dalle case colpite che vogliono ricostruire come e dove erano, sottolinea il sindaco Aleandro Petrucci. Cosi’ al termine del rito religioso i carri funebri hanno percorso le strette stradine che portano ai cimiteri, danneggiati dal sisma ma ancora agibili. L’obiettivo del sindaco e’ di creare appena possibile un’area dedicata alle vittime del terremoto. Nelle tendopoli c’e’ ancora meno voglia del solito di parlare. Agli ingressi, protezione civile e volontari controllano attentamente chi passa per evitare situazioni che possano infastidire la gente del terremoto. Mentre tutto intorno l’attivita’ di supporto logistico va avanti. A Borgo il responsabile della tendopoli assicura che tutto si sta svolgendo regolarmente. Uno dei volontari non nasconde pero’ che questa sia una giornata “diversa”. Per assurdo anche le scosse che non si sentono praticamente piu’ hanno fatto si’ che chi e’ rimasto senza casa per un attimo non pensi piu’ al sisma ma realizzi ancora di piu’ quello che e’ successo. Nell’area di emergenza allestita nell’area industriale sottostante Pescara del Tronto due o tre famiglie residenti altrove ma che hanno perso i loro cari qui hanno chiesto e ottenuto di alloggiare queste notti in tenda per non allontanarsi dai loro congiunti. Ora si preparano a partire per tornare nelle loro citta’. Anche qui l’atmosfera sembra ancora piu’ triste. Gia’ nei giorni scorsi i parenti delle vittime rimanevano lontano dagli altri, chiusi nelle loro tende. Evitando i pochi momenti d’incontro. Quando comincia a scendere la sera, i carri funebri che hanno portato le salme nei cimiteri passano ormai vuoti. Triste e in silenzio e’ invece il ritorno dei loro cari nelle tende della gente del terremoto.

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