“Certo che è peggio dell’Aquila, non ci sono dubbi: mancano basi logistiche, tutto è molto più disagiato e già da ieri si sono registrati i primi cedimenti emotivi“. Chi parla – racconta Denise Faticante per LaPresse – è un vigile del fuoco della provincia di Frosinone catapultato a notte fonda dalla sua casa alla morte: le sue mani, da più di venti anni, hanno salvato vite, accarezzato familiari disperati e tirato fuori da macerie e lamiere corpi senza vita. “Non abbiamo a disposizione centri abitati grandi, come poteva essere L’Aquila, quindi fino ad ora non è stato possibile allestire campi-base per permettere ai soccorritori di riposare e dare un cambio turno“, racconta al telefono con la voce stanca e il tono di chi ha ancora la forza di scavare. “Nessuno di noi da ieri mattina è riuscito a riposare, non abbiamo neanche una tenda dove poterci cambiare. I luoghi devastati dal terremoto sono isolati e impervi: non abbiamo strutture grandi e spaziose, tipo scuole o campi sportivi, per poter mettere una tenda per noi. Vivere da un giorno e mezzo sotto le macerie tirando fuori corpi di bambini è drammatico. Alcuni di noi non hanno potuto continuare a lavorare perché hanno ceduto emotivamente avendo lasciato a casa figli e mogli dell’età delle vittime“. La sua non vuole essere una “lamentela”, ci tiene a precisarlo. E’ abituato a stare giorni intere in mezzo alle tragedie. “Ma i terremoti sono diversi – sottolinea – quei rumori, il boato che precede le scosse, il dolore muto di chi attende alle nostre spalle che vengano salvate le vite dei loro cari. E’ una cosa che non si può fare per 36 ore consecutive. E non parlo di fatica fisica: si rischia di morire, dentro“.
Terremoto, vigile fuoco tra le macerie da ieri: “Peggio dell’Aquila, crolliamo anche noi”
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