Animali: caccia al corno di rinoceronte, nel 2015 uccisi oltre 1300 esemplari

MeteoWeb

E’ stato il 2015 l’annus horribilis per il rinoceronte, il più sanguinoso degli ultimi 20 anni. Anno in cui si è consumato un vero e proprio massacro ai danni dei rinoceronti africani, con almeno 1.338 esemplari morti per mano dei bracconieri (fonte Iucn), costantemente a caccia di corno. Una escalation sanguinaria avviata nel 2007, quando gli animali trucidati furono 13. Un crescendo, quello di questi ultimi 9 anni, il cui bilancio è di 5.953 rinoceronti trucidati per il proprio corno.

Dati allarmanti che vale la pena di ricordare in occasione della sesta Giornata Mondiale del Rinoceronte (22 settembre) che accende i riflettori sulla necessità di salvare le cinque specie che restano di rinoceronte, due in Africa e tre in Asia, per un totale di meno di 28.000 esemplari. In attesa che il fenomeno del bracconaggio venga estirpato, il progetto è di costituire una riserva genetica di questa specie, per salvarla da quanto purtroppo sta accadendo nel suo habitat naturale. In Europa esiste un contingente di 292 rinoceronti che vivono in 78 parchi zoologici; due esemplari, Toby e Benno, si trovano in Italia, nel Parco Natura Viva di Bussolengo.

Quella dei parchi zoologici europei è, insomma, una sorta di ‘riserva’ per il rinoceronte a fronte di una domanda di corno, proveniente dall’Asia, che non sembra arrestarsi. Soprattutto in Cina e Vietnam, la richiesta di questa parte dell’animale non costituisce più solo un elemento impiegato nella medicina tradizionale. ”Possedere parti di corno impiegato in varie forme sembra ormai diventato uno status symbol delle classi sociali emergenti – sottolinea Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva di BussolengoSul mercato nero assume un valore molto alto e in queste condizioni, i bracconieri si spingono ad azioni pianificate, dotate di strumenti ad alta tecnologia che stanno determinando una vera e propria guerriglia”.

Secondo i dati diffusi dalla Federazione Internazionale Ranger infatti, nell’ultimo anno sono morti almeno 96 uomini in servizio tra Asia e Africa, mentre compivano azioni di contrasto al bracconaggio. ‘‘Come accade per molte altre specie in pericolo di estinzione, anche per i rinoceronti si continua a lavorare in situ (nell’habitat naturale) ed ex situ (fuori dall’habitat naturale): se da un parte si mettono in campo forze operative in grado di controllare i territori a rischio, dall’altra si allevano gli esemplari in ambiente controllato per tentare di preservarne il patrimonio genetico”, conclude Avesani Zaborra.

Condividi