È il primo sistema binario che emette raggi gamma individuato al di fuori della Via Lattea. È anche il più luminoso conosciuto, oltre che per l’emissione gamma, per quella ai raggi X, di onde radio e nel visibile. Si chiama LMC P3, e si trova tra i resti di una supernova denominata DEM L241, nella Grande Nube di Magellano, a 163 mila anni luce di distanza dalla Terra. Dietro l’angolo, rispetto alla nostra galassia, astronomicamente parlando.
A scovarlo, il telescopio spaziale della NASA Fermi Gamma-ray Space Telescope. I dettagli dell’osservazione sono stati pubblicati su The Astrophysical Journal.
“Fermi finora aveva rivelato solo cinque sistemi simili a questo, ma tutti nella nostra galassia – spiega Robin Corbet, del NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, Maryland, coordinatore dello studio -. Trovarne una così luminosa e distante è piuttosto eccitante”.
Questi rari sistemi – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – possono contenere sia stelle di neutroni che buchi neri, e irradiare la maggior parte della loro energia sotto forma di raggi gamma. Già nel 2012 gli astronomi avevano scovato nei resti della stessa supernova, grazie al Chandra X-ray Observatory, una violenta emissione di raggi X.
Il team di Corbet ha, quindi, deciso di concentrarsi sulla stessa regione della Grande Nube di Magellano. E non solo attraverso gli occhi del telescopio Fermi. Ma effettuando delle osservazioni anche ad altre lunghezze d’onda. Ai raggi X, grazie al satellite NASA Swift; nelle onde radio, con l’Australia Telescope Compact Array; e nel visibile, utilizzando il telescopio di 4.1 metriSouthern Astrophysical Research Telescope, a Cerro Pachón, in Cile, e il telescopio di 1,9 metri presso il South African Astronomical Observatory, vicino Cape Town.
Il gruppo della NASA è così riuscito a caratterizzare la prima sorgente binaria di raggi gamma extragalattica. E a capire, ad esempio, che l’emissione di raggi gamma ha una precisa ciclicità, che gli astronomi Usa hanno identificato in 10,3 giorni.
Gli studiosi non sono, però, riusciti a stimare con esattezza la massa del sistema binario, per via dei suoi movimenti orbitali. Il sistema, secondo gli autori dello studio, dovrebbe essere rappresentato da una stella compresa tra 25 e 40 masse solari. La compagna, invece – ciò che resta del cuore di una stella esplosa come supernova – dovrebbe essere un buco nero, o una stella di neutroni, grande come una città, ma con massa almeno il doppio del Sole.