Astronomia: on line la prima “radiografia” del pianeta nano Plutone

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È on line la prima “radiografia” del pianeta nano Plutone, realizzata sulla base dei dati dell’osservatorio a della NASA Chandra combinati con quelli raccolti dalla strumentazione a bordo della missione New Horizons. Gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista Icarus, hanno elaborato un ritratto ad alta energia del mondo alieno visto con gli “occhi” di Chandra, svelando insospettabili emissioni a raggi X legate al rapporto tra gas atmosferici e vento solare.

Fino ad oggi – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – gli oggetti più remoti di cui fossero state individuate radiazioni luminose X erano il disco di Saturno con i suoi anelli. A Chandra pertanto il merito di aver individuato la prima fonte X prodotta da un inquilino della fascia di Kuiper – una regione periferica del Sistema Solare che contiene una vasta popolazione di piccoli corpi in orbita attorno alla nostra stella collocati al di là di Nettuno.

Come mai un pianeta nano come Plutone, freddo, roccioso e privo di campo magnetico brilla nelle alte energie?

La risposta potrebbe averla New Horizons: la sonda, sfrecciando verso e oltre l’orbita del mondo declassato – dal 2006 è diventato un rappresentante dei pianeti nani – ha acceso lo strumento SWAPSolar Wind Around Pluto – e ha captato le attività generate dal flusso di particelle cariche provenienti dal Sole. Per gli astronomi del team le emissioni in banda X osservate potrebbe essere il risultato dell’interazione tra l’atmosfera del pianeta e il vento solare: difatti con le analisi dello SWAP è stata individuata una debole onda d’urto proprio in corrispondenza del punto in cui le particelle cariche incontrano l’involucro gassoso che circonda Plutone.

Nonostante la distanza che separa il pianeta nano e il Sole, l’attività energetica indotta dal flusso trasportato dal vento è particolarmente vivace e l’atmosfera di Plutone reagisce al bombardamento di elettroni e protoni non come un corpo cometario – come era plausibile, vista la collocazione remota – ma come fa Marte. Le spiegazioni al vaglio degli esperti sono molteplici: nell’atmosfera aliena ci sono più gas di quanto New Horizons sia stato mai in grado di vedere, il campo magnetico interplanetario attrae un flusso di particelle molto più abbondante del previsto oppure infine la bassa densità del vento solare – dovuta alla distanza che si interpone tra “mittente” e destinatario – consente la formazione di una sorta di “ciambella” di gasintorno all’orbita di Plutone in grado di vibrare nelle alte energie. Future osservazioni potrebbero chiarire il mistero a raggi X di Plutone e aprire la caccia a nuove fonti nella lontana e perlopiù inesplorata fascia di Kuiper.

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