Craco: il paese “fantasma” che resiste al tempo e diventa set cinematografico [GALLERY]

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Craco, il “paese fantasma”, in provincia di Matera, abbandonato dopo una frana nel 1963, alla quale sono seguiti altri smottamenti, è stato scelto da diversi registi come set per alcune delle scene piu’ importanti dei loro film. E ogni anno sono migliaia i turisti che vi si recano convinti di trovare dei ruderi, e scoprendo invece un paese che tenta di sopravvivere con tutte le proprie forze, proiettandosi al meglio verso il futuro. Un futuro cinematografico, innanzitutto: in passato Francesco Rosi girò a Craco alcune scene del suo “Cristo si e’ fermato a Eboli“. In tempi più recenti è stato Mel Gibson, che ha scelto la località lucana per la scena finale di “The Passion” (La Passione di Crito – 2004), con il suicidio di Giuda. Infine, ritroviamo Craco anche in “Basilicata coast to coast” (2010), di Rocco Papaleo. Ed è stato girato a Craco anche un film horror americano, a quanto pare mai proiettato in Italia.

Per visitarlo, è possibile acquistare la “Craco card daily“, a poca distanza dell’abitato abbandonato, dove vivono una trentina di crachesi, trasferiti dopo la frana (altre poche centinaia risiedono in pianura, ad alcuni chilometri, a Craco Peschiera). Per la visita al paese fantasma vero e proprio, organizzata per un gruppi ogni ora, con massimo una trentina di persone,  è necessari indossare un elmetto prima di entrare nell’abitato vero e proprio, in compagnia di una guida che racconta la storia e indica ai turisti le cose da osservare. A sinistra la parte di paese piu’ danneggiata dalla disastrosa frana del 1963, al centro quella che ha resistito meglio: entrambe pero’ abbandonate nel corso degli anni. E poi depredate di tutto: arredi, persino le ringhiere piu’ belle dei balconi portate via, libri, tutto sparito. Fino a quando, alcuni anni fa, l’area e’ stata recintata, per avviare i progetti di “rinascita”, intesa come offerta di Craco vecchia ai turisti. E c’e’ in programma – spiega la guida – il progetto di ampliare a allungare la zona visitabile (oggi il percorso impegna i visitatori per un’ora, in futuro sara’ il doppio): nessuno entra piu’ nel recinto, neanche un pastore che tempo fa ancora frequentava queste rovine col suo gregge. Sono rimasti solo due asini ad aggirarsi indifferenti fra i ruderi: i turisti li guardano con curiosita’ e li fotografano continuamente.La strada da percorrere non è delle più semplici: in salita e piena di gradini, fino alla torre normanna. Ma prima si arriva davanti alla chiesa di San Nicola, su una piazzetta dominata da un palazzo nobiliare. Ai piedi della torre, in un ambiente ristrutturato, una finestra si apre su una vallata tutta di calanchi.

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