Anche quest’anno abbiamo buone notizie per le popolazioni dell’Africa sub-sahariana, che vivono solo di agricoltura e pastorizia, non patiranno gli effetti catastrofici della siccità. Spesso in questi paesi cosi poveri una mancata stagione delle piogge può costare veramente caro alla gente, provocando gravissime carestie che vanno ad alimentare i conflitti tribali ed etnici che sovente insanguinano queste terre (facendo il gioco delle organizzazioni integraliste islamiche che ormai hanno spostato le loro mire espansionistiche su tutto il nord Africa) nella totale indifferenza della comunità internazionale. Dal mese di Giugno fino all’inizio di Settembre l’inizio della stagione delle piogge zenitali sull’Africa sub-sahariana si è rilevata più intensa del previsto grazie al mantenimento della posizione avanzata del “fronte di convergenza intertropicale” su buona parte dell’Africa occidentale, in particolare fra il settore del Niger e il Mali. Per le popolazioni dell’Africa sub-sahariana, che vivono solo di agricoltura e pastorizia, questa è una ottima notizia. In quasi tutti i paesi del Sahel, dal sud del Mali, passando per il Burkina Faso, il Niger meridionale, il Ciad meridionale e il South Sudan, gli apporti pluviometrici finora registrati sono superiori alla media, con grandi surlpus però localizzati solo in aree più ristrette, mentre il quantitativo di poco sopra la media, di ben oltre i 50-60 mm, si è presentato quasi ovunque.
Il surplus più consistente si è registrato fra il sud-ovest del Niger e il Mali meridionali, dove localmente sarebbero caduti oltre 200-300 mm d’acqua a seguito delle intense “Multicelle” e dei “Clusters temporaleschi” che si sono formati di continuo sull’area. Alcuni di questi temporali sono risultati veramente molto intensi, tanto da essere accompagnati da una attività elettrica a fondoscala e da furiosi colpi di vento che hanno toccato i 90-100 km/h. Molti di questi “Clusters temporaleschi”, particolarmente intensi, una volta agganciati in quota dall’”African easterly jet”, tendevano a muoversi da est a ovest, attraversando il Ciad centro-meridionale e il Niger, portando forti rovesci di pioggia, prima di spostarsi in direzione del confine malitiano.
Il posizionamento cosi avanzato dell’ITCZ sul fronte africano è da imputare alle anomalie termiche oceaniche dell’Atlantico equatoriale, nel tratto poco a sud e sud-ovest del Golfo di Guinea. Tali anomalie oceaniche hanno originato il temporaneo rinforzo del flusso del Monsone di Guinea, altro non è che il corrispondente dell’Aliseo di SE sull’Atlantico meridionale che oltrepassa l’equatore ed in prossimità delle coste dell’Africa occidentale viene deviato verso destra dalle depressioni termiche che si formano sull’Africa centrale e il Sahel, il quale a sua volta, estendendosi verso il Sahel fino al Mali, Niger, sud del Ciad e South Sudan, ha sospinto l’ITCZ ben oltre le medie climatologie del periodo, specie sull’Africa occidentale dove il “fronte di convergenza intertropicale”, causa le ingerenze degli umidi venti da SO e O-SO di lontana origine atlantica, si trova posizionato fra il Mali centrale, il nord del Niger e il Ciad centro-settentrionale.
L’intensificazione dei venti da O-SO e SO ha mantenuto l’ITCZ su questa posizione cosi avanzata per un periodo prolungato. La notevole espansione di latitudine degli umidi venti monsonici di Guinea ha costretto i caldi e secchi venti da E-NE e NE (“Harmattan”, corrispondente all’Aliseo di NE sul Sahara), prevalenti su tutto il deserto del Sahara, ad arretrare verso nord, spirando piuttosto tesi fra il deserto libico, l’area montuosa dell’Ahaggar e l’entroterra desertico algerino e del Marocco meridionale fino al Sahara occidentale e alla Mauritania.
Ma l’interazione tra la calda e secca ventilazione orientale con i più umidi venti da SO o più da O-SO ha favorito la formazione di una depressione termica al suolo, con minimo pronto a scendere poco sopra i 1000 hpa, localizzata fra l’estremo sud-ovest dell’entroterra desertico algerino e il nord-est del Mali, in pieno Sahara occidentale. Questa depressione saheliana, a carattere termico, in queste settimane è stata la principale responsabile del temporaneo rinforzo dell’umido Monsone di Guinea che ha fatto impennare la linea dell’ITCZ ulteriormente verso l’alto sull’Africa occidentale, rinvigorendo la “Cella di Hadley” e spingendo a sua volta il promontorio anticiclonico algerino nel cuore del Mediterraneo, con frequenti ondate di calore proiettate tra Spagna, Francia e Italia. In più gli umidi venti da SO e O-SO sono arrivati fino al nord del Mali, del Niger e persino sull’Algeria meridionale.
Qui le infiltrazioni umide, di origine oceanica, hanno anche prodotto un po’ di instabilità, con la formazione di locali Cellule temporalesche e “Clusters” (temporali a grappolo) che hanno prodotto anche delle precipitazioni nel deserto nigerino, malitiano e algerino. Addirittura nella giornata di ieri un grosso sistema temporalesco di carattere “multicellulare”, caratterizzato dall’unione di più “Celle temporalesche”, si è sviluppato sopra il Mali centrale producendo dei temporali, anche intensi, che hanno dato luogo a piogge e a veri e propri rovesci che hanno bagnato la superficie desertica, con accumuli che localmente hanno superato pure i 15-20 mm, localmente anche 30 mm.
Queste piogge sono state più che sufficienti per rinverdire temporaneamente le zone desertiche. Lungo la parte settentrionale del “fronte intertropicale” gli intensi venti orientali, in genere da Est o E-NE, hanno sollevato imponenti “Haboob” (tempeste di polvere) che dal nord del Ciad e dal sud della Libia si sono estese al sud dell’entroterra algerino arrivando fino al nord del Mali, raggiungendo la parte orientale della Mauritania, quella maggiormente penalizzata, in termini di piogge, dal costante soffio dei sostenuti venti da NE.