I chirurghi “rinunciano sempre più spesso agli interventi a rischio. Passeremo dalla medicina difensiva a quella omissiva“. E la colpa è anche della qualità degli strumenti, comprati senza la responsabilità diretta del chirurgo stesso. Lo ha spiegato Diego Piazza, presidente dell’Acoi, a Roma in un confronto con il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, e il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, nella giornata conclusiva del Congresso a cui partecipano le società scientifiche italiane di chirurgia. Piazza, che in passato aveva già denunciato il problema dei ‘bisturi che non tagliano‘, ha raccontato dei rischi che si possono correre quando si opera utilizzando una cucitrice chirurgica di bassa qualità, che magari fa ‘saltare‘ un punto, acquistata a prezzi al massimo ribasso.
“I rischi sono altissimi, fino al 30% della mortalità“, dice il numero uno dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani, che pone l’accento sul fatto che il chirurgo in questo caso rischia di pagare per una responsabilità non sua, perché nella scelta della cucitrice non viene coinvolto. Per Cantone, invece, la questione proposta non può essere attribuita ai meccanismi degli appalti in cui, ricorda, è comunque prevista la consulenza dei rappresentanti dei professionisti. Il problema, secondo il presidente dell’Anac, è piuttosto legato agli illeciti. Perché, precisa, se un prodotto acquistato attraverso una gara non ha i requisiti che dovrebbe avere vuol dire che qualcuno ha sbagliato e che non è stato rispettato l’accordo. Per Cantone è necessario in questi casi che il fornitore ne risponda e che il medico segnali.