Di Gianluca Congi – Avvertenza: nella galleria delle immagini, sono riprese alcune specie di funghi che vivono in Sila, pertanto si sconsiglia vivamente di seguirle come chiave di lettura identificativa per il riconoscimento, essendo tale compito, riservato esclusivamente all’esperto micologo!
Tra gli altipiani più vasti d’Europa, la Sila calabrese da sempre rappresenta il polmone verde del Mediterraneo. Con le sue interminabili foreste, diffuse a perdita d’occhio sul territorio delle province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, l’altipiano dal magico incanto è anche il luogo di crescita per una miriade di specie fungine che in abbondanza, prosperano nelle varie fasce altitudinali e vegetazionali. Una sequenza d’interminabili boschi, culminano nel Parco Nazionale della Sila. Si parte dai querceti e dai castagneti nelle zone più basse per risalire alle estese pinete di Pino laricio calabrese, endemismo diffuso soltanto qui e, in minor misura sull’Aspromonte e sull’Etna. Nelle zone più elevate il pino si mischia ai faggi o cede il passo nelle zone a clima più umido e continentale alle faggete pure. La montagna antica, tanto cara a Virgilio, si estende per 150.000 ettari se si considerano anche i rilievi minori annessi, questa, nei suoi innumerevoli angoli, conserva gran parte di quel fascino primordiale che da sempre ha attirato molti popoli lontani e importanti viaggiatori nostalgici. La Sila è oggi anche una delle aree più note in Italia, per la presenza e la ricerca dei prelibati prodotti del sottobosco: i funghi spontanei. Migliaia di appassionati, amatori e professionisti, uniti ai tantissimi micologici e studiosi di questo grande e ancora sconosciuto Regno, si avventurano ogni anno su questi monti alla ricerca delle più diverse specie. Le piogge di fine estate e le temperature ottimali, anche quest’anno hanno favorito un’annata eccezionale sotto il profilo della nascita dei funghi in Sila. Questo fattore ha generato e sta continuando a produrre un vero e proprio assalto al bosco da parte di tante persone, per la maggiore non esperte della materia e soprattutto dei luoghi. Quasi con cadenza giornaliera le varie forze dell’ordine con il Corpo Forestale dello Stato in primis, i vigili del fuoco e i volontari del Soccorso Alpino, sono alla ricerca di persone smarrite e scomparse proprio mentre erano alla ricerca dei funghi. Sembra un bollettino di guerra solo a leggerne le notizie. Una vera emergenza quest’ultima, che mette a dura prova i soccorsi e, i soccorritori creando ovviamente un enorme dispendio di energie e di risorse anche economiche. All’allarme in questione si unisce talvolta il dramma delle intossicazioni e degli avvelenamenti, spesso con esiti letali, derivati il più delle volte dalla mancanza di conoscenza, per cui l’invito è sempre quello di far visionare i funghi a un ispettore micologo delle ASP e non a qualche pseudo esperto paesano o peggio facendo prima magiare i funghi ai gatti (una delle più sbagliate credenze popolari sulla materia). Lo ricordiamo a tutti, per andare a funghi occorre una tessera rilasciata dalla regione anche per tramite dei comuni. La raccolta selvaggia, praticata da gente senza alcuna autorizzazione alla raccolta, magari violando palesemente il limite massimo giornaliero che per gli amatori è di 3 kg (derogata a 5 kg solo per i residenti nei comuni classificati montani e sempre in possesso di tessera amatoriale), unita all’uso di buste, secchi di plastica e rastrelli o altri mezzi distruttivi, pone l’accento sul depauperamento di quello che è un patrimonio d’inestimabile valore ambientale prima ancora che sociale ed economico. La legge regionale della Calabria n. 30/2001 modificata e integrata con le leggi regionali n. 9/2009 e n. 47/2011, disciplina e regola la raccolta e la commercializzazione dei funghi epigei ed ipogei spontanei freschi e conservati. Molte parti di questa importante normativa sono chiaramente disattese, eppure per i trasgressori, ci sono sanzioni di 166,66 euro con il sequestro finalizzato alla confisca del prodotto raccolto illecitamente, salvo la violazione di altre norme, specie sul commercio e, sulla tutela delle aree protette e dell’ambiente in genere. Gli organi di vigilanza, dalle ASP, al Corpo Forestale dello Stato e alla Polizia Provinciale, scontano certamente il gap derivante dall’esiguità di personale specie a fronte di un territorio vastissimo e orograficamente molto complesso. Non è certamente possibile avere una guardia per persona che si avventura nei boschi. L’educazione è il migliore biglietto da visita per la persona civile e rispettosa della natura e della legge. Una maggiore diffusione dei principi volti al rispetto del bosco e dei suoi abitanti, funghi compresi, dovrebbe avvenire già nelle scuole di ogni ordine e grado, da parte degli enti locali e della regione, affinché la ricerca dei funghi, sia fatta con criterio, armonia e con il più totale riguardo dell’ambiente. Assistiamo inermi, il più delle volte, a veri e propri massacri, con funghi presi letteralmente a calci; il bosco non è uno stadio, i funghi che si ritengono non commestibili vanno lasciati in pace! Giova immancabilmente rammentare, che i miceti non sono nati per essere mangiati bensì hanno un ruolo di fondamentale importanza per la vita del pianeta. I funghi assieme ai batteri, decompongono la sostanza organica perciò senza di essi, la vita su questa Terra sarebbe impossibile!
Gianluca Congi © – www.gianlucacongi.it