Parte stanotte la sonda della Nasa Osiris-Rex che andrà alla conquista dell’asteroide Bennu per raccoglierne campioni di roccia da riportare a Terra. La sonda partirà da Cape Canaveral tra le 01,05 e le 03,05 ora italiana ed a portarla in orbita sarà il razzo Atlas V. La comunità scientifica è già in fermento perchè, per la prima volta, saranno riportati indietro piccole rocce catturate sull’asteroide 101955 Bennu che sta errando nel Sistema Solare e che gli scienziati della Nasa hanno definito “capsula del tempo” perché considerato un ‘fossile’ spaziale. Osiris-Rex arriverà vicino a Bennu ad agosto 2018 e l’obiettivo di questo lungo viaggio – che terminerà a settembre 2023 con il rientro del campione prelevato – è saperne di più sulle origini della vita sulla Terra o anche in altri corpi celesti del sistema solare.
Il momento cruciale della missione arriverà a giugno 2020 quando dalla sonda uscirà il braccio robotico la cui estremità sfiorerà Bennu per circa 5 secondi e raccoglierà frammenti di suolo e roccia dell’asteroide, riportandoli ‘alla base’. In quei frammenti avremo “tutta la nostra storia raccolta sul palmo della mano, dovremo solo decifrarli” afferma John Robert Brucato, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica presso l’Osservatorio Astrofisico di Arcetri e che nella missione di Osirirs-Rex ha il ruolo di Sample and Contamination Control Scientist. “Le analisi dei campioni che saranno prelevati dall’asteroide Bennu e riportati a terra dalla missione Osirirs-Rex-spiega Brucato- ci permetteranno di capire per la prima volta quale è l’origine della materia organica che più di quattro miliardi di anni fa, cadendo sulla Terra, ha dato l’avvio alla nascita della vita sul nostro pianeta”. Bennu “è un asteroide primitivo ricco di carbonio rimasto praticamente inalterato dalla formazione del Sistema solare che ha, quindi, mantenuto il materiale di cui è composto nello suo stato originario”.
“La Terra di contro, così come gli altri pianeti del Sistema solare, attraverso i processi geologici, ha cancellato, differenziandosi, tutte le tracce del materiale da cui si è formata, rimescolando tutti gli elementi chimici” continua lo scienziato, coinvolto nella missione Nasa negli strumenti Oviris (Osiris-Rex Visible and IR Spectrometer) e Otes (Osirisi-Rex Thermal Emission Spectrometer). “Nei 60 grammi di materia che avremo recuperato nel 2023 saranno contenuti, dopo essere stati sintetizzati dalle stelle e disseminati nello spazio, tutti gli elementi chimici presenti nel Universo. Tutta la nostra storia -osserva- sarà raccolta sul palmo della mano e richiederà solo di essere decifrata utilizzando i migliori strumenti di analisi disponibili oggi nei laboratori di tutto il mondo”.
All’obiettivo di ricostruire la storia dell’origine della vita sulla Terra, si aggiunge per la sonda Nasa quello di mappare l’asteroide per garantire nel 2020 il successo della fase due della missione, cioè il prelievo di campioni, e quello di avere più conoscenze su come difenderci da una collisione con un asteroide. Bennu è infatti un corpo celeste potenzialmente pericoloso e c’è 1 probabilità su 2.700 che possa impattare la Terra entro il 22° Secolo. Con questa missione “potremo analizzare direttamente il materiale che compone uno degli asteroidi potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta” afferma Elisabetta Dotto, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Astrofisica presso l’Osservatorio Astronomico di Roma. “Osiris-Rex è una missione estremamente ambiziosa, che ci permetterà di aprire un nuovo capitolo nello studio del materiale primordiale del Sistema solare” spiega Dotto. “Per la prima volta -sottolinea- potremo analizzare direttamente il materiale che compone uno degli asteroidi potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta e investigare i meccanismi che ne guidano l’evoluzione fisica e dinamica”.
“I dati acquisiti ci permetteranno inoltre di far luce sui processi che hanno governato le prime fasi di formazione del nostro sistema planetario” aggiunge la scienziata italiana. La missione Osiris-Rex, del valore di un miliardo di dollari e realizzata nell’ambito del Programma Nasa ‘New Frontiers’, potrebbe anche fornire dati sulla preziosa composizione chimica dell’asteroide, confermando ler stime degli scienziati che questi corpi celesti possono racchiudere nel sottosuolo ricchezze minerarie come oro, platino, silicio, nichel e ferro. E allora, come concordano geologi e planetologi, si potrebbe aprire anche l’era della mineralogia spaziale. La missione Nasa parla anche italiano. Nel lungo viaggio di Osiris-Rex a guidare la sonda della Nasa sarà infatti una bussola stellare realizzata da Leonardo-Finmeccanica a Campi Bisenzio. “Siamo orgogliosissimi di essere presenti in questa missione” afferma all’Adnkronos l’ingegnere Marco Molina, Cto della linea business-spazio di Leonardo. “Il nostro sensore Autonomous Star Tracker serve a sapere come è orientata la sonda rispetto alla mappa delle stelle, in pratica le fa da bussola” spiega. Lo strumento “è un telescopio che guarda le stelle, le riconosce ed è anche un calcolatore velocissimo che aiuta a calcolare la rotta” aggiunge l’esperto di Leonardo.