Sviluppo industriale e tutela dell’ambiente: è oggi un binomio possibile? Su questo tema si interrogherà Pietro Ernesto De Felice, autore del libro “Quel fiume scorre ancora”, edito da Guida, con il consigliere della Regione Campania Mario Casillo, l’editore Diego Guida e la docente di diritto ambientale all’Università di Napoli Federico II Giuliana Di Fiore, moderati nella discussione dal giornalista Roberto Race in un dibattito che si terrà a Napoli domani venerdì 30 settembre alle 18 nella saletta eventi dello Spazio Guida di via Bisignano 11.
Il Sarno, considerato oggi il fiume più inquinato d’Europa, è definito da De Felice metafora di uno sviluppo incontrollato.
“La storia del Sarno passa attraverso l’industrializzazione del paese, e dei luoghi da esso bagnati – spiega De Felice – da quando le sue acque sono servite per lo sviluppo del comparto tessile a Solofra, a quando era navigabile; ora non lo è più, non è più una via di comunicazione, ma c’è un degrado immenso”. “Scafati è stata definita, durante il periodo del fascismo, la “piccola Venezia”, negli anni in cui il fiume era ben tenuto e curato, e in cui i buoi lo drenavano e ripulivano.”
Dall’analisi di De Felice si evince che è mancato totalmente lo Stato in quei luoghi, che non sono state fatte le opportune bonifiche al territorio, che il Sarno è una metafora dello sviluppo incontrollato da parte dell’uomo, che sfrutta le risorse della natura e poi le abbandona.
Questo libro è la storia di un viaggio dentro di sé, ma anche lungo le rive di un corso d’acqua come il Sarno, è uno sguardo al passato ed al futuro, nato da un risentimento per lo stato di totale abbandono in cui versa il fiume.
Nel libro di De Felice c’è tanto di autobiografico: dall’episodio delle sanguisughe che venivano usate dai barbieri per i salassi e che i ragazzi raccoglievano e rivendevano, allo scenario dell’industria della pasta e tessile che in quegli anni era molto fiorente e rappresentava una fonte di sviluppo per l’economia del territorio.
De Felice, da giudice tecnico del Tribunale delle Acque, ma soprattutto da conoscitore e fruitore del famoso corso d’acqua, traccia una lucida e commovente analisi del fiume e della sua storia, partendo dagli anni 40, quando era considerato fonte di vita e sostentamento attraverso la pesca di anguille, carpe, volatili, oche e granchi. Il Sarno negli anni si è trasformato da luogo dove i ragazzi si divertivano facendo i bagni, gare sportive, manifestazioni periodiche, quasi come fosse un mare, a fonte di inquinamento, luogo invivibile, causa di tumori alle vie respiratorie a Scafati ed in tutte le zone circostanti; da creatore di concime per le terre, a fattore fortemente inquinante.
Il libro si conclude con un messaggio alle giovani generazioni di ogni parte del mondo per evitare il ripetere degli stessi errori, come oggi accade in tutti quei paesi che hanno rincorso lo sviluppo ed il benessere in maniera scellerata senza tener conto degli effetti disastrosi che questo può creare sull’ambiente. Negli Usa le aziende che danneggiano il territorio pagano poi la bonifica e il ripristino delle condizioni ex ante, in Italia purtroppo questo non accade.
Segue la quarta di copertina:
“Quel fiume scorre ancora” è un viaggio nella storia di una persona che, come tanti italiani vissuti nello scorso secolo, ripercorre usi, costumi, eventi belli e tristi mentre un fiume scorreva, condizionato dagli eventi che lo coinvolgevano, trasformandolo da fonte di benessere ed allegria in un ambiente inquinante ed inquinato, fino ad una prospettiva di rinascita e rivitalizzazione.
Si tratta del fiume Sarno, ma vi si potrebbe riconoscere qualunque fiume italiano, sulle rive del quale nessun novello Petrarca potrebbe oggi cantare le chiare, fresche et dolci acque, fosse l’Arno, il Tevere, il Po o qualunque altro corso d’acqua che ha scorso nella fine del ’900 attraverso paesi e città colpite da scarichi della cosiddetta società del benessere.
Il messaggio che traspare dal libro è molto malinconico, prima c’era un rapporto molto più stretto tra le genti che vivevano sulle sponde del fiume, ritratto di come si viveva durante la guerra, e nel dopoguerra, quando si soffriva la fame e si viveva di espedienti. Ritratti di donne dell’epoca, mamme e nonne che contribuivano a portare avanti un’economia, un fiume simbolo prima di benessere e poi di malessere. Alla sorgente c’è ancora oggi un parco bellissimo dove le acque sono pulite.
L’autore ripropone i momenti che accompagnarono gli anni dal 1940 ai giorni d’oggi, sottolineando come nei primi decenni eventi eccezionali condizionarono l’ambiente, attraversato dal fiume, negli usi, costumi, affetti e nel modo di vivere le tragedie immani che hanno colpito la valle del Sarno, ma potrebbero rispecchiarsi in tanti altri ambienti.
Pietro Ernesto De Felice è nato a Scafati ed ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza nella casa avita con fiorente giardino affacciato sul fiume Sarno, con il quale ha avuto un rapporto pressoché sensitivo, fin quando la raggiunta laurea in ingegneria lo indusse ad allontanarsene, ma mai a tradirlo. Ha sofferto per il suo deterioramento fino a raggiungere il titolo di fiume più inquinato d’Europa, e sta rivivendo con vivace attenzione le azioni pubbliche tendenti a restituirgli la forma e la purezza di un tempo, dopo che durante un lungo periodo di attività quale giudice tecnico presso il Tribunale delle Acque aveva potuto apprendere di straripamenti, inondazioni, rotture degli argini e danni enormi ai terreni attraversati.