Ha visitato anche la prefettura di Fukushima, in Giappone, la presidente Laura Boldrini, a margine del vertice del G7 che ha visto la Presidente della Camera partecipare prima agli incontri a Tokyo e Kyoto, con una tappa successiva a Hiroshima. Boldrini ha incontrato il Direttore generale dell’Agenzia per la ricostruzione Jun Okamoto nella sede di Iwaki, la citta’ situata sulla costa orientale a poco piu’ di 100 chilometri dalla centrale di Fukushima Daichi. Durante il briefing, il ministro incaricato giapponese ha illustrato i piani in atto nell’area, il processo di ricomposizione del territorio e il programma di riorganizzazione per fronteggiare l’emergenza dei senza tetto dopo la devastazione avvenuta. “I giapponesi convivono da sempre con il rischio dei terremoti e purtroppo anche dello tsunami – ha detto all’ANSA Laura Boldrini – quindi hanno strutturato un sistema fatto a piu’ livelli. Ogni parte dello Stato e’ coinvolta sia nella mobilitazione ma anche nella formazione. Iniziano fin da bambini ad imparare come reagire al terremoto e poi ci sono frequenti esercitazioni tra la popolazione, oltre al fatto che i comuni sul territorio conoscono gia’ prima la loro area da coprire nel caso si verificasse un sisma“.
“Certo hanno un sistema architettonico molto diverso dal nostro, ha detto Boldrini – qui si ricostruisce tutto ogni 20-30 anni e con tecniche anti-sismiche sempre piu’ sofisticate, da noi c’e’ l’esigenza di riuscire a rendere i nostri edifici storici piu’ sicuri anche ai terremoti. Quindi la problematica in certi ambiti e’ differenziata, in altri invece no. Penso che da questo modello possiamo anche imparare buona pratica“. Dello stesso parere e’ il direttore dell’Agenzia nipponica Jun Okamoto: “Certamente possiamo apprendere reciprocamente soprattutto per quel che riguarda gli interventi nelle emergenze e per come organizzare i soccorsi. Per quel che riguarda la ricostruzione e’ chiaro che ci sono filosofie diverse. Qui si abbatte tutto e si riedifica in modo innovativo. Questo modello purtroppo non credo sia applicabile nel caso italiano, dove ci son tanti edifici storici“.