I Comuni colpiti dal Sisma hanno tutti una vocazione prevalentemente agricola, turistico-ricettiva e commerciale, e vi risiedono complessivamente 25 mila cittadini residenti, di cui 3.806 nel Lazio, 6.399 nelle Marche, 9.497 in Umbria, 5.302 in Abruzzo. Lo si legge in un documento presentato dalla Uil in occasione dell’incontro con il governo, ancora in corso a Palazzo Chigi. “Si tratta di capire, dopo le prime settimane, se l’elenco dei Comuni ricadenti nella fascia del cratere sia esaustiva o bisogna allargare”, afferma la Uil in un documento. “Poi, dopo la prima fase di ricognizioni, sarebbe importante vedere anche altri comuni dove il Sisma non ha colpito con la stessa intensita’ ma ha lasciato prodotto comunque dei danni”. A tal proposito si potrebbe pensare, prosegue la Uil, “di istituire una ‘Zona Rossa’ per i Comuni ricadenti nel cratere e gia’ individuati, con maggiori intensita’ di aiuti, e una ‘Zona Arancione’ con altri Comuni che hanno avuto danni piu’ lievi con aiuti di minore intensita’. Accanto all’emergenza nelle aree colpite dal Sisma (alloggi, scuole, servizi, ecc.), in cui sono impegnati la protezione civile ed il Commissario, e’ molto importante garantire un percorso parallelo dell’avvio immediato della ricostruzione e del sostegno all’economia”. Il modello di condivisione tra Governo, Regioni e parti sociali potrebbe essere tarato “sull’esperienza della ‘cabina di regia’, per la programmazione delle risorse dei fondi strutturali europei e del Fondo Sviluppo e Coesione, e in particolare il metodo che ha portato alla costruzione dei patti per il Sud”. Servirebbe quindi un ‘luogo’ “dove tra Governo, Regioni e Parti Sociali si individuano le priorita’, gli interventi, tempi e modalita’ di esecuzione e le conseguenti risorse (ordinarie, del fondo sviluppo e coesione e dei fondi europei)”. Solo di Fondi Europei, propone ancora la Uil, tra FESR (interventi infrastrutturali e incentivi alle imprese), FSE (occupazione, formazione e istruzione), FEASR (sviluppo rurale), nelle quattro Regioni coinvolte si potrebbero rimodulare oltre 6 miliardi a disposizione.