Il costo del dissesto idrogeologico è di 2,5 miliardi di euro all’anno ma basterebbero circa 8 miliardi, secondo un piano pluriennale, per ridurre fortemente il rischio. A tracciare un quadro è il rapporto “Manutenzione Italia: azioni per l’Italia sicura” presentato oggi a Roma dall’Anbi, l’Associazione dei consorzi di bonifica. Secondo dati del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, il 9,8% del territorio nazionale è costituito da aree ad elevata criticità idrogeologica; si tratta dell’82% dei comuni, dove si stimano a rischio 6.250 scuole, 550 strutture sanitarie, circa 500.000 aziende (agricole comprese), 1.200.000 edifici residenziali e non. L’intensa urbanizzazione, sviluppatasi senza tenere in alcuna considerazione le aree fragili dal punto di vista idrogeologico (alluvioni, frane, dissesti), il contemporaneo abbandono delle aree collinari e montane da parte della popolazione e delle attività agricole, i cambiamenti climatici hanno acuito la fragilità del territorio. In base ai dati dell’Ispra, il totale dei comuni italiani interessati da aree con pericolosità da frana e/o idraulica risultano 7.145, pari all’88,3%, mentre i comuni non interessati da tali aree risultano solamente 947. La popolazione italiana a rischio frane è 5.624.402 abitanti (1.224.000 abitanti nelle aree a maggiore pericolosità), le imprese a rischio sono 362.369 (79.530 nelle aree a maggiore pericolosità) e sono 34.651 i beni culturali a rischio (10.335 nelle aree a maggiore pericolosità). La popolazione a rischio alluvioni è di 9.039.990 abitanti (di cui 5.922.922 a pericolosità media ed elevata), le imprese a rischio sono 879.364 (di cui 576.535 a pericolosità media ed elevata) e i beni culturali a rischio sono 40.454 (di cui 29.005 a pericolosità media ed elevata). Il rapporto sottolinea che l’impermeabilizzazione rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa e che il consumo di suolo in continua a crescere, pur segnando un rallentamento negli ultimi anni: tra il 2013 e il 2015 le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 250 chilometri quadrati di territorio, ovvero, in media, circa 35 ettari al giorno. Una velocità di trasformazione di circa 4 metri quadrati di suolo che, nell’ultimo periodo, sono stati persi ogni secondo. In termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai circa 2.110.000 ettari del nostro territorio. Il Piano Anbi per la Riduzione del Rischio Idrogeologico ”Manutenzione Italia 2016 – Azioni per l’Italia sicura” prevede complessivamente 3.581 interventi, articolati per regione e perlopiù corredati da progetti definitivi ed esecutivi (serve solo il finanziamento), con un investimento complessivo di 8.022 milioni di euro, capaci di attivare oltre 50.000 posti di lavoro. L’Anbi auspica che di tali indicazioni si possa tener conto nella prossima legge di Stabilità.